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Allegoria del Buono e del Cattivo Governo

Allegoria del Buono e del Cattivo Governo del pittore senese Ambrogio Lorenzetti (1290-1348) è un grandioso ciclo di affreschi realizzato tra il 1337 e il 1339 nella Sala dei Nove del Palazzo Pubblico di Siena.

L’Allegoria del Buono e del Cattivo Governo è considerata la prima opera pittorica di carattere laico e civile della storia dell’arte italiana, perché è stata commissionata non dalla Chiesa, come per lo più accadeva in quel tempo, ma dal Governo dei Nove, un regime guelfo e non aristocratico in carica dal 1287 al 1355.

Gli affreschi furono voluti in un periodo di carestie, di sommosse e di generale instabilità per rassicurare i senesi della bontà e della giustizia del governo e al tempo stesso dissuadere chi provasse a manifestare il proprio dissenso.

La rappresentazione di Lorenzetti si articola in quattro scene fondamentali che coprono tre pareti della sala. Gli affreschi sono accompagnati da iscrizioni in endecasillabi e settenari.

Sulla parete settentrionale è raffigurata l’Allegoria del Buon Governo. Il titolo Buon Governo risale al XVIII secolo. Le fonti più antiche infatti si riferiscono al ciclo del Buon Governo come a “La pace e la guerra”.

Allegoria del Buono e del Cattivo Governo
Ambrogio Lorenzetti, Allegoria del Buon Governo, 1337-1339, affresco, part., Siena, Palazzo Pubblico, Sala dei Nove

È essenziale il ruolo della Giustizia, rappresentata nell’Allegoria del Buon Governo due volte. La prima – seduta sul trono a sinistra – è collegata con la Sapienza, che le vola sopra il capo, e con la Concordia, seduta ai suoi piedi. La seconda affianca il Bene comune – rappresentato dal vecchio e saggio monarca che siede sul trono – insieme alle altre virtù cardinali (Prudenza, Fortezza e Temperanza) e alla Pace e alla Magnanimità. Le virtù teologali (Fede, Speranza, Carità), invece, sono dipinte in alto.

Nella zona inferiore dell’Allegoria del Buon Governo, ventiquattro cittadini sfilano reggendo una stessa corda. A destra, si vedono i prigionieri. I bambini con la lupa ai piedi del Bene comune sono Aschio e Senio, figli di Remo e mitici fondatori di Siena.

Alla base della rappresentazione del Buon governo c’è la nozione aristotelica e tomistica del primato del bene comune su quello individuale, cioè l’idea della neccessità di subordinare l’interesse privato ai bisogni della comunità. La comunità esige la pace e la sicuezza dei suoi membri, a cui tende mediante la forza e la concordia. La forza è rappresentata da Lorenzetti con la raffigurazione di un corteo di prigionieri e soldati, simbolo del potere coercitivo dello Stato. La concordia è rappresentata da una corda (che la Concordia riceve dalla Giustizia) che unisce tra loro i ventiquattro consiglieri della repubblica ritratti in corteo. Il tendersi di un’unica fune rende efficacemente il senso di un’impresa collettiva, di un bene che è frutto di un “patto”, cioè di un legame reciproco.

Sulla parete ovest si trovano Allegoria ed effetti del Cattivo Governo in città e in campagna. La parete è in cattivo stato di conservazione e presenta molte lacune.

allegoria del buono e del cattivo governo
Allegoria del Cattivo Governo, 1337-1339, affresco, particolare, Siena, Palazzo Pubblico, Sala dei Nove

Il Cattivo Governo è raffigurato come un uomo vestito di nero e con le corna (evidente simbolo del demonio), circondato dalle rappresentazioni allegoriche della Crudeltà, della Discordia, della Guerra, della Perfidia, della Frode, dell’Ira, della Tirranide, dell’Avarizia, della Superbia e della Vanagloria. La città è in rovina e gli sgherri maltrattano i cittadini.

A sinistra dell’Allegoria del Cattivo Governo, si trova Effetti del Cattivo Governo in città e in Campagna: la città è dominata dal disordine e dalla paura e il contado circostante presenta campi incolti, rovine e scene di violenza e di rapina.

La quarta e ultima scena del ciclo, gli Effetti del Buon Governo in città e in campagna, costituisce la parte più suggestiva dell’intera composizione. Ve ne parliamo in dettaglio qui.

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