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Canto 24 Paradiso: l’esame sulla Fede – riassunto

Il canto 24 (XXIV) del Paradiso di Dante si svolge nell’ottavo cielo, il cielo delle Stelle fisse, dove si trovano gli spiriti trionfanti.

Cosa succede nel canto 24 del Paradiso di Dante?

Nel canto XXIV del Paradiso, Dante incontra San Pietro, il primo papa. San Pietro è il primo dei tre esaminatori di Dante: a lui faranno seguito nei canti XXV e XXVI san Giacomo e san Giovanni, che interrogheranno Dante rispettivamente sulla Speranza e sulla Carità.

San Pietro invece interroga Dante sulla Fede: che cosa è la Fede (vv. 52-66); perché la Fede è sustanza e argomento (vv. 67-78); se Dante la possiede e su che cosa la fonda (vv. 82-96).

Così facendo, San Pietro permette al poeta di rendere testimonianza e gloria alla prima delle tre virtù teologali (Fede, Speranza e Carità) con le sue parole.

Canto 24 Paradiso riassunto

Incontro con San Pietro vv. 1-33

Beatrice si rivolge ai beati chiedendo loro di saziare il desiderio di conoscenza di Dante. I beati si dispongono intorno a lei e a Dante e iniziano una gioiosa danza in tondo, e la loro diversa velocità manifesta il maggiore o minore stato di beatitudine.

Dalla sfera più luminosa, che comprende gli spiriti col maggior grado di beatitudine, si distacca un beato che splende più di tutti gli altri: gira per tre volte intorno a Beatrice e canta con voce così sublime da essere indescrivibile per Dante; poi le parla e le offre la sua disponibilità.

L’esame sulla Fede vv. 34-81

Beatrice svela l’identità del beato: è san Pietro, apostolo di Cristo e primo pontefice; su di lui Gesù fondò la Chiesa e a lui affidò le chiavi del Paradiso. Beatrice chiede a san Pietro di interrogare Dante su questioni inerenti alla Fede, che consente agli uomini di diventare cittadini del Paradiso.

San Pietro, allora, chiede al poeta cosa sia la Fede. Egli risponde, citando la definizione di san Paolo, che essa è sostanza delle cose sperate e prova razionale di quelle che non si vedono. San Pietro domanda allora perché san Paolo abbia definito la Fede in questo modo. Dante risponde che la mente umana è incapace di afferrare i misteri della vita eterna che invece si mostrano in Paradiso, per questo la loro esistenza può essere creduta solo per Fede. Su questa base si possono ricavare per ragionamento, senza prove materiali, le verità divine.

L’origine della Fede di Dante vv. 82-114

Compiaciuto della risposta di Dante, san Pietro gli chiede se egli stesso abbia Fede. Dante risponde di sì e il santo, allora, gli chiede da dove l’abbia tratta: dalla lettura delle Sacre Scritture, la cui divina veridicità è confermata dai miracoli in esse narrati, risponde Dante. Ma i miracoli – obietta san Pietro – sono narrati nelle Scritture stesse di cui si cerca di dimostrare la veridicità. Risponde Dante: il solo fatto che il cristianesimo si sia diffuso senza che i miracoli della Bibbia siano stati dimostrati come reali, grazie alla predicazione degli Apostoli, costituisce il miracolo più grande che comprova automaticamente l’autenticità degli altri. A tale risposta i beati innalzano un inno di lode a Dio.

Professione di Fede da parte di Dante e approvazione e benedizione da parte di san Pietro vv. 115-154

Infine, san Pietro pone a Dante l’ultima domanda: qual è l’oggetto della sua Fede. Il poeta afferma di credere in un solo Dio e nelle tre persone della Trinità. Il santo, soddisfatto e felice della professione di Fede di Dante, lo benedice cantando e compiendo tre giri intorno a lui.

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