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Canto 25 Paradiso: l’esame sulla Speranza

Il canto 25 del Paradiso di Dante si svolge nell’ottavo cielo, il cielo delle Stelle fisse, dove si trovano gli spiriti trionfanti.

Di cosa parla il canto 25 Paradiso di Dante?

Il canto 25 del Paradiso, assieme al canto precedente e al canto seguente, tratta dell'”esame” di Dante sulle tre virtù teologali: egli viene interrogato rispettivamente da san Pietro sulla Fede, da san Giacomo sulla Speranza, da san Giovanni sulla Carità.

Canto 25 Paradiso riassunto

Le speranze di Dante: il ritorno in patria e l’alloro poetico vv. 1-12

Dopo l’esame di Fede sostenuto con san Pietro (vedi canto precedente), Dante interrompe la narrazione per esprimere il desiderio di poter tornare un giorno a Firenze, da dove è stato cacciato per la crudeltà dei suoi concittadini, e di essere incoronato poeta nel battistero di San Giovanni, dove fu battezzato.

San Giacomo e l’esame sulla Speranza vv. 13-99

Si avvicina intanto a loro l’anima di san Giacomo, unendosi gioiosamente a san Pietro (il loro incontro è paragonato a quello affettuoso e semplice tra due colombi). Beatrice chiede a san Giacomo di celebrare la seconda virtù teologale, la Speranza, interrogando Dante.

Il santo invita quindi il poeta a sollevare lo sguardo, poi gli rivolge un articolato preambolo: visto che Dio ha concesso a Dante di vedere il Paradiso prima della morte, il poeta deve riconfortare gli uomini di quanto ha visto, riaccendendo così la loro speranza. Le domande che poi gli rivolge sono analoghe a quelle sulla Fede, poste nel canto precedente da san Pietro: cos’è la Speranza? In che misura è presente in Dante? Da dove gli è venuta?

Alla seconda domanda del santo è la stessa Beatrice a rispondere, affermando che nessuno cristiano la possiede di pari grado, tanto che Dio gli ha concesso di visitare il Paradiso prima della morte.

Dante risponde poi alle altre due domande, affermando che la Speranza è l’attesa fiduciosa della salvezza eterna, che dipende dalla grazia e dai meriti di ciascuno, e di averla derivata dalla lettura delle Sacre Scritture, in particolare i Salmi di Davide e l’Epistola dello stesso san Giacomo. Quest’ultimo si illumina compiaciuto; poi san Giacomo chiede a Dante quale sia l’oggetto della sua speranza e il poeta risponde di sperare nella vita e nella beatitudine eterna. A queste parole, tutti i beati intonano il salmo “Sperent in te“.

L’incontro con san Giovanni vv. 100-139

Un’altra sfera luminosa si distacca dalla corona degli Apostoli: è un terzo spirito, paragonato, per il suo atteggiamento lieto e modesto, a una fanciulla che, a una festa di nozze, danza per rendere onore alla sposa. Il terzo spirito si mette accanto a san Pietro e a san Giacomo.

Beatrice lo presenta: è san Giovanni Evangelista, l’apostolo che, durante l’ultima cena, posò la testa sul petto di Gesù e al quale affidò sua madre Maria mentre era sulla croce.

Dante, guardando fissamente la sua luce, cerca di vedere se san Giovanni abbia il corpo; (secondo una credenza popolare, infatti, il santo non era morto, ma era stato assunto in cielo con il suo corpo). Comprendendo l’intenzione di Dante, il santo dichiara che il suo corpo è ormai ridotto in polvere sulla Terra, e che solo Cristo e Maria sono in Paradiso sia con l’anima sia con il corpo, perché entrambi furono assunti in cielo. Dante, dice il santo, dovrà riferire questa verità agli uomini.

Nel momento in cui san Giovanni termina di parlare, le tre voci degli apostoli interrompono insieme il loro canto e la loro danza; Dante cerca allora lo sguardo di Beatrice, ma non riesce a vederla perché i suoi occhi sono rimasti abbagliati dalla luce sfolgorante di san Giovanni.

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