Per talassocrazia cretese s’intende il dominio sul mare che i Cretesi esercitarono fra il 2000 e il 1450 a.C. sulle rotte marine e sui porti delle aree di loro influenza, sviluppando così una civiltà ricca e raffinata.
La particolare posizione geografica dell’isola di Creta, situata nel Mediterraneo orientale, all’incrocio di tre continenti (Europa, Africa e Asia) consentì lo sviluppo di un vero e proprio impero marittimo.
Con le loro grandi navi (costruite sfruttando i boschi presenti nell’isola di Creta), che potevano raggiungere i 20 metri di lunghezza, i Cretesi svolgevano traffici di ogni genere con gli altri popoli del Mediterraneo e della Mesopotamia: vendevano i prodotti della loro agricoltura (vino, olio, miele, cereali e zafferano), oggetti in ceramica, i loro tessuti in lana, il legname e si procuravano metalli preziosi (che facevano lavorare dai loro artigiani o rivendevano) e altri beni di cui erano privi.
I Cretesi crearono quindi con le loro navi la prima talossacrazia della storia, cioè il dominio di un popolo su un altro realizzato attraverso il controllo delle rotte e dei commerci marittimi.
I Cretesi si sentivano forti e capaci di respingere qualsiasi invasore, tanto che le loro città non erano circondate da mura difensive. Era tuttavia un’illusione: intorno al 1450 a.C. infatti la civiltà cretese (anche chiamata civiltà minoica dal nome del suo leggendario fondatore, Minosse, il primo re di Creta) conobbe una fine violenta: prima stroncata da un violento maremoto, a cui seguì l’invasione dei Micenei, un popolo di guerrieri originario della Grecia continentale.