Il canto 20 del Paradiso di Dante si svolge nel sesto cielo, il cielo di Giove, dove si trovano gli spiriti dei principi giusti. È questo l’ultimo dei tre canti dedicati al tema della giustizia divina (leggi canto 18 e canto 19 del Paradiso).
Canto 20 Paradiso riassunto
L’Aquila indica i più nobili fra gli spiriti giusti vv. 1-72
L’Aquila riprende a parlare indicando a Dante gli spiriti più nobili, che godono della beatitudine più alta e ne formano l’occhio. Si tratta di famosi imperatori e re del passato, esaltati per la loro giustizia. Sono il re d’Israele David, posto al centro come pupilla dell’Aquila, e altri cinque che descrivono l’arco del ciglio superiore: l’imperatore romano Traiano, il re di Giuda Ezechia, l’imperatore Costantino, il re di Sicilia Guglielmo II d’Altavilla e il troiano Rifeo.
Traiano e Rifeo vv. 73-132
Dante si stupisce per la presenza delle anime di Traiano e Rifeo, due personaggi che tutti credono pagani e che quindi dovrebbero essere esclusi dal Paradiso. L’Aquila gli rivela che sia Rifeo sia Traiano morirono, in realtà, da credenti: il primo in Cristo venturo, il secondo in Cristo venuto. L’anima di Traiano, infatti, finì all’Inferno ma resuscitò grazie alle preghiere di Gregorio Magno. Nella sua seconda vita Traiano ebbe una tale fede che, quando morì, andò in Paradiso.
Riguardo Rifeo, invece, egli fu illuminato dalla Grazia e vide la futura salvezza dell’umanità, realizzata con la morte e la resurrezione di Cristo. Per questo egli rifiutò il paganesimo e fu salvato. Il motivo per cui la Grazia sceglie di illuminare un individuo piuttosto che un altro, precisa l’Aquila, è imperscrutabile.
La predestinazione e l’invito alla prudenza di giudizio vv. 133-148
I motivi della predestinazione non sono comprensibili, e neanche i beati che vedono nella mente di Dio sanno chi sarà salvato, per questo gli uomini non devono giudicare.
