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I Bravi descrizione – I Promessi Sposi

I Bravi, oltre che personaggi letterari nei Promessi Sposi di Alessandro Manzoni, sono personaggi storici realmente esistiti: erano uomini armati, di solito malviventi (dal latino pravus, “malvagio”), che tra il 1500 e il 1600, nell’Italia settentrionale, i signorotti locali e i nobili dell’epoca assumevano al loro servizio. I signori più ricchi e potenti si circondavano così di piccoli eserciti privati, grazie ai quali potevano commettere impunemente ogni sorta di abusi e prepotenze.

Nella Lombardia del Seicento la presenza dei Bravi costituiva un grave problema. Il triste fenomeno dei Bravi era reso possibile dall’inefficienza della legge e dalla debolezza dello Stato. In verità le leggi (le «gride») c’erano ma i giudici e i governanti che avrebbero dovuto farle applicare erano privi della forza necessaria e i prepotenti vivevano in una condizione di impunità. Essi potevano per esempio organizzare i loro delitti e i loro soprusi e poi rifugiarsi in un convento, dove la polizia non poteva entrare.

I Bravi nei Promessi Sposi di Alessandro Manzoni

Dei Bravi ne parla Alessandro Manzoni nel suo romanzo I Promessi Sposi. Li presenta come sgherri al servizio di don Rodrigo (si tratta di Biondino, Carlotto, Grignapoco, Montanarolo, Sfregiato, Squinternotto, Tanabuso, Tiradritto) capeggiati dal Griso e al servizio dell’Innominato, capeggiati dal Nibbio. Li incontriamo già nel primo capitolo: due di loro minacciano don Abbondio perché non celebri il matrimonio tra Renzo e Lucia: «Questo matrimonio non s’ha da fare, né domani, né mai».

L’autore li descrive con un abbigliamento particolare che li rende immediatamente riconoscibili: una reticella verde che cade sull’omero sinistro e che termina in una grande nappa, un cinturone con due pistole, un piccolo corno per la polvere da sparo; sono poi muniti di spadone e di un coltellaccio. Hanno lunghi baffi arricciati e un lungo ciuffo che ricade sulla fronte, che aiutava a celare la loro identità.

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