
Il Quarto Stato di Giuseppe Pelizza da Volpedo (1868-1907) raffigura la marcia fiduciosa e compatta del proletariato verso un avvenire di riscatto e dignità, ispirato al principio che «non è più tempo di fare dell’Arte per l’Arte ma dell’Arte per l’Umanità».
Alle soglie del nuovo secolo matura infatti la concezione di un’arte rivolta non più solo a un’élite raffinata, o a una ricca borghesia, ma a un popolo chiamato a riscattarsi dalla propria condizione sociale.
L’artista lavorò al soggetto per dieci anni, producendo numerosi schizzi e bozzetti preparatori, usando – come modelli – contadini e operai della sua cittadina e persino sua moglie Teresa. Per il dipinto aveva ipotizzato più nomi, tra cui Il cammino dei lavoratori, fino al definitivo, che risale al 1901.
Il Quarto Stato: descrizione
Una folla di braccianti avanza, compatta ma ordinata, schierata per file. Tre di loro, tra cui una donna con un neonato in grembo, simbolo di rinascita, precedono con fierezza il gruppo.
L’opera si divide in tre fasce orizzontali: al centro si impone la massa dei lavoratori, uniformata da un colore apparentemente omogeneo, eppure ricchissima, nei particolari, di toni complementari. A questa fascia si contrappongono le figure in primo piano. La fascia in alto, buia, e quella in basso, luminosissima, hanno lo scopo di esaltare le figure umane e i loro gesti.
Nel quadro l’artista coniuga i due elementi principali del Divisionismo: il simbolismo e il tema sociale.
Simbolicamente la folla, illuminata da un sole frontale, emerge dallo sfondo buio, a testimoniare la sua marcia verso un avvenire carico di speranza. I volti e gli atteggiamenti dei lavoratori esprimono la fermezza della propria rivendicazione.
La grande dimensione dell’opera (293×545 cm), infine, pone i personaggi in primo piano a diretto contatto con lo spettatore, coinvolgendolo.