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Scipione Emiliano chi era riassunto

Scipione Emiliano (185 a.C. circa – 129 a.C.) è ricordato tra i grandi personaggi della storia romana. Fu uno dei più autorevoli uomini politici di Roma; eminente oratore, allievo e amico dello storico greco Polibio. Famoso per i suoi successi militari e molto amato per la semplicità e il rigore morale della sua condotta di vita. Cicerone lo considerava come l’uomo di Stato ideale. Fu inoltre tra i principali promotori del cosiddetto “Circolo degli Scipioni“.

Scipione Emiliano riassunto

Publio Cornelio Scipione Emiliano era figlio secondogenito di Lucio Emilio Paolo. Fu poi adottato dal figlio di Scipione Africano, Publio Cornelio Scipione, di cui Scipione l’Emiliano assunse i tria nomina, mantendo della famiglia naturale solo il gentilizio – Aemilianus – com’era consuetudine nelle adozioni.

Nel 168 a.C. partecipò alla battaglia di Pidna sotto il comando del padre naturale Lucio Emilio Paolo; dopo aver militato in Spagna contro i Celtiberi nel 151 a.C., fu tribuno militare nel 149 in Africa, al seguito del console Manio Manilo; fu eletto a sua volta console dal popolo nel 147, a soli 38 anni di età, nonostante non avesse i requisiti necessari né per carriera né per età, perché assumesse la direzione della terza guerra punica, che procedeva a rilento.

L’Emiliano pose fine alla terza guerra punica l’anno seguente come proconsole, con la distruzione definitiva di Cartagine (146 a.C.) e la riduzione del territorio in provincia, ottenendo il trionfo e il cognomen di Africanus minor, per distinguerlo dal suo nonno adottivo Scipione Africano.

In seguito fu censore (142 a.C.) e legato in Oriente (141-139 a.C.) con Spurio Mummio e Lucio Metello, per porre ordine in questioni dinastiche.

Rieletto console nel 134 a.C., distrusse l’anno seguente Numanzia, in Spagna, stroncando la rivolta dei Celtiberi, che durava ormai da vent’anni, e ottenendo il titolo di Numantinus.

In seguito si oppose alle leggi agrarie promosse dai fratelli Gracchi, sebbene sua moglie Sempronia fosse sorella di Tiberio e Caio Gracco; nel 129 a.C., approfittando delle proteste degli italici contro tali leggi, riuscì a limitarne l’efficacia: dopo aver pronunciato un discorso in senato, una mattina del 129 a.C. fu trovato morto nel proprio letto; non è chiaro se si sia trattato di morte naturale o di assassinio.

 

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