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Il Circolo degli Scipioni riassunto

Il Circolo degli Scipioni, Catone il Censore, l’ideale dell’humanitas. Riassunto di letteratura latina.

Contesto storico

Tra il 201 e il 133 a.C. Roma conquista la Grecia, la Macedonia, l’Asia Minore e gran parte dell’Africa settentrionale.

La conquista della Grecia avvia un processo di ellenizzazione, perché i Romani rimangono conquistati dallo splendore dell’arte dei Greci, dalla profondità delle loro indagini filosofiche, dalla ricchezza della loro letteratura e dalla varietà, duttilità e finezza della loro lingua. Si attivano per far sì che intere biblioteche (celebre il trasferimento a Roma della biblioteca del re Perseo nel 168 a.C.), sculture e quadri siano trasportati a Roma per abbellire e adornare le case patrizie.

Dalla Grecia e dall’Oriente Scipione l’Africano e altri generali romani, come bottino di guerra, portano a Roma anche numerosi intellettuali. Molti di questi, giunti come prigionieri, saranno poi liberati in riconoscimento delle loro capacità; come liberti, svolgeranno spesso le funzioni di precettori dei rampolli delle famiglie nobili, cominciando a divulgare ideologie, filosofie, metodologie di scrittura e di oratoria, cosicché la loro cultura sarà lentamente assimilata dalla società romana.

La penetrazione della cultura greca a Roma impone un nuovo modello di vita, non più incentrato sull’impegno imprescindibile al servizio dello Stato, ma imperniato sulla vita interiore, sulla ricerca della serenità dell’animo e della virtù; la felicità diventa il terreno di indagine delle principali correnti filosofiche: l’epicureismo e lo stoicismo.

Il Circolo degli Scipioni: la battaglia tra filelleni e tradizionalisti

C’è però chi disapprova tutto questo. La cultura romana si divide allora tra filelleni e oppositori della cultura greca. I filelleni hanno il loro punto di riferimento nel cosiddetto Circolo degli Scipioni, mentre tra gli avversari dell’ellenismo si distingue Marco Porcio Catone.

I tradizionalisti vogliono custodire i valori antichi, il mos maiorum, perché temono che la civiltà romana rischi di smarrire la propria identità a favore dell’amore per il lusso e per l’arte e per uno stile di vita basato non più sugli impegni al servizio dello Stato, ma sull’otium, cioè il tempo dedicato agli studi e alla specualzione filosofica.

I tradizionalisti allora fanno emanare, con scarsi effetti pratici, le leggi suntuarie: nel 215 a.C. (legge Oppia), nel 182 a.C., nel 161 a.C. e altre ancora. Questi provvedimenti vietano alle donne romane di indossare vestiti e gioielli troppo costosi e pongono un limite alle spese per feste e banchetti. Catone e i tradizionalisti, tuttavia, non combattono tanto la ricchezza in quanto tale, ma la trasformazione culturale e politica di cui essa è sintomo. La battaglia di Catone e dei tradizionalisti si rivelerà però perdente.

Il Circolo degli Scipioni e l’ideale dell’humanitas

Il Circolo degli Scipioni, sorto alla metà del II secolo a.C., è creato da Scipione l’Africano e da suo fratello Scipione l’Asiatico. Riunisce esponenti della nobiltà romana filoellenica e intellettuali greci.

Ne fanno parte, tra gli altri, lo storico greco Polibio, il filosofo greco Panezio, Caio Lelio, il commediografo Terenzio, Lucilio e Scipione Emiliano.

Il contributo culturale più alto dei Circolo degli Scipioni è l’affermarsi dell’ideale dell’humanitas (in greco philanthropìa).

Il concetto di humanitas è centrale nella cultura latina tardo-repubblicana. Il termine indica una concezione dei rapporti umani improntata a decoro e rispetto e un atteggiamento di interesse e attenzione per gli altri uomini capace di prescindere dalle differenze di cultura o condizione sociale.

Cicerone eredita l’ideale dell’humanitas e contribuisce a rafforzarlo attraverso le sue opere teoriche (trattati retorici, politici [De re publica e De legibus], filosofici) e anche alcune orazioni. Egli promuove il concetto di philanthropìa (filantropia), il sentimento di benevolenza verso gli uomini, che comporta il dovere di fare del bene agli altri; sostiene la necessità di una cultura ampia e ricca, che valorizzi in particolare la letteratura e la poesia, la filosofia, la storia, e di un’adeguata preparazione retorica, indispensabile, nella sua visione, sia nella sfera del negotium (l’attività pubblica) sia in quella dell’otium (il tempo dedicato agli studi e agli interessi personali).

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