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Cantami o Diva, proemio Iliade parafrasi

Cantami o Diva, del Pelide Achille,
l’ira funesta, che infiniti addusse
lutti agli Achei, molte anzi tempo all’Orco
generose travolse alme d’eroi,
e di cani e d’augelli orrido pasto
lor salme abbandonò (così di Giove
l’alto consiglio s’adempia), da quando
primamente disgiunse aspra contesa
il re de’ prodi Atrìde e il divo Achille.

Proemio Iliade parafrasi

Ispirami a cantare, o Dea (Cantami o Diva. Si tratta di Calliope, la musa della poesia epica), l’ira apportatrice di dolori e di morte (funesta, che reca cioè morte e distruzione) di Achille, figlio di Peleo (Pelide Achille) che arrecò (addusse) infiniti dolori (lutti) agli Achei, trascinò (travolse) nell’Oltretomba (l’Orco, nella mitologia greca, era il regno dei  morti) molte anime (alme) nobili (generose) di eroi morti prematuramente, e abbandonò i loro corpi (salme) perché diventasserro pasto orribile (orrido) di cani e di uccelli (augelli) – in tal modo si attuava la volontà di Zeus – da quando all’inizio (primamente) una lite accanita (aspra contesa) divise (disgiunse) Agamennone figlio di Atreo (Atride), il re dei valorosi guerrieri Achei, e il divino (divo) Achille (Achille è definito «divino» perché figlio della ninfa Teti).

 

Cantami o Diva del Pelide Achille l’ira funesta Spiegazione proemio Iliade

Così ha inizio l’Iliade, con il proemio, come tutti i poemi epici. Il proemio è una sorta d’introduzione divisa in due parti: l’invocazione e la protasi.

Nell’invocazione «Cantami o Diva» il poeta chiede alla musa della poesia epica Calliope (il suo nome significa «dalla bella voce»), di ispirare il suo canto, perché lo aiuti nell’impresa di cantare le conseguenze provocate dall’ira del grande eroe greco Achille.

Nella protasi (o enunciazione dell’argomento) è esposto l’argomento della narrazione: «l’ira di Achille» contro Agamennone e le conseguenze che ne derivarono per gli Achei e per i Troiani. In questo modo, dice il poeta, si compie la volontà di Zeus. Fu Zeus, il re degli dèi, a volere che i Greci pagassero con la morte di molti guerrieri l’offesa fatta da Agamennone, capo supremo dell’esercito greco, ad Achille, figlio di Peleo, re dei  Mirmidoni, quando i due si opposero in un’aspra lite.

 

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