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Notturno di Gabriele D’Annunzio, spiegazione e analisi

Notturno di Gabriele D’Annunzio, spiegazione e analisi. Riassunto di italiano.

Notturno è l’opera più significativa dell’ultima fase della produzione di Gabriele D’Annunzio, definita comunemente «notturna».

Notturno fu scritto nel 1916, in piena Prima guerra mondiale, allorché l’aereo biposto su cui D’Annunzio volava fu costretto a un ammaraggio.

Nella pericolosa manovra, il poeta batté la tempia destra contro la mitragliatrice di prua e riportò una grave ferita. Per curarsi e non perdere anche l’occhio sinistro – il destro era ormai irrimediabilmente perduto – D’Annunzio fu costretto dai medici a restarsene sdraiato a letto, pressoché immobile e con gli occhi bendati, per tre mesi, nella sua casa di Venezia, assistito dalla figlia Renata.

Là, in quella posizione, condannato all’inazione, trovò conforto nell’attività dello scrivere. Infatti, si fece tagliare dalla figlia migliaia e migliaia di sottili liste di carta e poi, tenendole ferme a una a una con le dita della mano sinistra su una tavoletta di legno, tracciò su ciascuna di esse una riga per ogni striscia, le sue emozioni, le sue impressioni e i suoi ricordi, senza poter vedere e controllare quello che scriveva.

Poi le varie strisce così vergate – in tutto erano circa diecimila – furono raccolte e trascritte da Renata. Qualche anno più tardi, nel 1921, il poeta stesso le riprese. Corrette e integrate le pubblicò sotto il nome di Notturno.

Notturno di Gabriele D’Annunzio analisi

L’opera appare come il triste bilancio da parte del poeta della sua stessa vita, nonostante ciò ebbe un grandioso successo di pubblico.

Caratterizzano quest’opera:

  • l’uso costante di brevi periodi;
  • l’assenza di un vero e proprio disegno narrativo;
  • il prevalere di una prosa lirica e impressionistica;
  • il dominio della rievocazione;
  • il prevalere del punto di vista soggettivo. Ciò che viene descritto non è infatti la realtà, ma ciò che della realtà è colto e valorizzato dalla sfera dell’io;
  • Il tema di fondo: un senso cupo del finire delle cose, la presenza, quasi, della morte.

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