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Riassunto capitolo 11 Promessi Sposi

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Il riassunto capitolo 11 de I Promessi Sposi riprende le fila degli avvenimenti successivi alla notte degli imbrogli (capitolo 8 Promessi Sposi).

Riassunto capitolo 11 Promessi Sposi: La notte degli imbrogli è terminata, il Griso ritorna e fa la sua relazione a don Rodrigo

I bravi ritornano al palazzotto di don Rodrigo come un branco di cani che hanno inseguito invano la lepre.

L’attesa da parte di don Rodrigo del ritorno dei bravi è stata lunga. La notte degli imbrogli ha messo a dura prova i suoi nervi. Don Rodrigo è preso dall’inquietudine, perché ha timore di essere scoperto, ma, nel suo affannoso soliloquio, arriva alla conclusione che lo tranquillizza: «son come gente perduta sulla terra; non hanno né anche un padrone: gente di nessuno», la giustizia non può curarsi di loro.

Grande è allora la sua delusione quando alla fine vede arrivare i bravi mortificati. Dapprima sfoga sul Griso la sua rabbia, poi ne ascolta la relazione (la prima delle tre), infine lo congeda, incaricandolo di mescolarsi, l’indomani, assieme ad altri bravi, tra la gente del paese per carpire nuove informazioni.

Riassunto capitolo 11 Promessi Sposi: Il mattino successivo, don Rodrigo si confida con il conte Attilio, che decide di rivolgersi al conte zio per colpire padre Cristoforo

Il giorno dopo, festa di San Martino (11 novembre), don Rodrigo deve subire i pesanti sarcasmi del cugino Attilio per la scommessa perduta. Attilio sospetta che in tutta la faccenda ci sia lo zampino di padre Cristoforo e promette a don Rodrigo che provvederà a farlo allontanare, coinvolgendo in questa operazione un parente influente, il conte zio del Consiglio segreto (assemblea che affiancava il governatore di Milano, composta da soli 13 membri).

Mentre il cugino esce “per andare a caccia”, don Rodrigo rimane in attesa del Griso, uscito in ispezione mattutina per il villaggio.

Capitolo 11 Promessi Sposi Riassunto: In paese le notizie sulla notte degli imbrogli si diffondono

Nel frattempo il Griso raccoglie informazioni senza difficoltà: Perpetua, indignata, parla per «bisogno d’un po’ di sfogo», per la «rabbia» provata nell’accorgersi di essere «stata infinocchiata da Agnese». Ma tema del suo parlare non è il tiro di cui lei è stata vittima («su questo non fiatava»), ma «il tiro fatto al suo povero padrone». Così accanto a Perpetua compare don Abbondio, che le chiede in tutti i modi, con il comando e con la preghiera, il silenzio.

Al seguito di Perpetua ci sono Gervaso a cui pare «d’esser diventato un uomo come gli altri» e muore dalla «voglia di vantarsene»; Tonio racconta tutto alla moglie, che a sua volta diffonde la notizia; i genitori di Menico lo chiudono in casa, ma non riescono a tacere che i «tre poveretti» si sono «rifugiati a Pescarenico».

Promessi Sposi capitolo 11 Riassunto: Il Griso porta nuove notizie al suo padrone e viene inviato a Monza per saperne di più sui fuggiaschi

Ora il Griso può fare la sua seconda relazione a don Rodrigo. Questi urla, furibondo per la fuga dei due giovani, ma prova anche rabbia nei confronti di padre Cristoforo e indignazione per il proprio orgoglio ferito («quel frate me la pagherà! Griso! Non son chi sono…»). Furioso manda il Griso a Pescarenico per scoprire ulteriori dettagli.

A Pescarenico, sempre grazie alle chiacchiere ascoltate in giro, il capo dei bravi scopre che Lucia e la madre si sono rifugiate in un convento a Monza, mentre Renzo prosegue per Milano.
Don Rodrigo ordina quindi al Griso di partire immediatamente per Monza, ma il Griso è titubante: a Monza il suo padrone non può proteggerlo con la sua influenza e teme rappresaglie da parte dei birri o addirittura la cattura, a causa di una taglia di cento scudi sopra la sua testa. A questo punto, don Rodrigo lo apostrofa come cane da cortile («tu mi riesci ora un can da pagliaio») e il Griso, messo alle strette e provando una certa vergogna, parte per Monza.

Intanto il signorotto, rimasto solo, progetta di incaricare Azzeccagarbugli di mettere nei guai Renzo, non potendo certo immaginare che Renzo lo farà da solo, senza bisogno di alcun intervento da parte sua.

Riassunto capitolo 11 Promessi Sposi: Renzo arriva a Milano e si lascia coinvolgere nel tumulto popolare

Renzo, lasciate a Monza Lucia e Agnese, ha proseguito verso Milano con il cuore in tumulto, tra il pensiero dell’offesa patita e quello della preghiera di perdono recitata nella chiesa di Pescarenico (capitolo 8), «tanto che, in quel viaggio, ebbe ammazzato in cuor suo don Rodrigo, e risuscitatolo, almeno venti volte».

Avvistato il Duomo e dato un ultimo sguardo al Resegone, la città gli appare strana, perché lo sorprendono: la gentilezza del viandante a cui chiede la strada per il convento di padre Bonaventura (non sapendo che, a causa della rivolta in atto, in quella giornata tutti i signori si mostrano gentili con i popolani); i gabellieri che lo lasciano passare senza controllarlo; le strisce bianche di farina per la strada e infine i pani sparsi qua e là per terra. Ne raccoglie due e ne mangia un terzo, ripromettendosi di pagarli al proprietario qualora lo incontrasse.

Ma rimane ancora più stupito alla vista di una famigliola composta da un uomo, una donna e un ragazzo, i quali avanzano curvi, tutti e tre con un carico pesante addosso, infarinati e doloranti. L’uomo regge sulle spalle un gran sacco che perde farina, mentre la donna regge i lembi della gonna che contiene anch’essa farina, che a ogni passo ne vola via un po’. Il ragazzo porta invece sulla testa un cesto di pani e, nel tentativo di tenere il passo dei genitori, fa cadere ogni tanto delle pagnotte a terra. La madre lo rimprovera mentre il marito li invita ad andare via più in fretta. Dei contadini chiedono loro dove si va a prendere il pane, la donna risponde ma poi osserva che presto i contadini finiranno per depredare tutti i forni di Milano, mentre il marito la invita a pensare che finalmente c’è abbondanza per tutti.

Da tutti questi fatti osservati, Renzo intuisce di essere giunto in una città in rivolta. Poiché il suo animo è profondamente amareggiato per l’ingiustizia subita, quasi per compensare il suo senso d’insoddisfazione e di aperta ribellione di chi non si rassegna ai soprusi, «il suo primo sentimento fu di piacere», anche perché è convinto come tutti che la carestia sia causata dagli incettatori di grano e che per questo sia giusto all’occasione impadronirsi di ciò che viene negato al popolo affamato. Tuttavia, ha subito dopo una reazione positiva: «pure, si propose di stare fuori del tumulto, e si rallegrò d’esser diretto a un Cappuccino, che gli troverebbe ricovero, e gli farebbe da padre».

Il frate però non c’è e il portinaio non si fida a lasciare entrare lo sconosciuto e gli consiglia di aspettare nella chiesa vicina. Ma «il vortice attrasse lo spettatore», dice Manzoni: Renzo, incuriosito dal brulichìo che proviene dal centro della città, si lascia tentare e poco saggiamente s’incammina in quella direzione soltanto per dare un’occhiata.

Questo articolo è tratto dall’ebook “Guida ai Promessi Sposi” in vendita su
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