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Capitolo 17 Promessi Sposi riassunto

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Il capitolo 17 Promessi Sposi, continuando il racconto del capitolo precedente, si apre sulla fuga di Renzo, diviso fra la voglia di correre e quella di nascondersi.

Capitolo 17 Promessi Sposi riassunto: Renzo riprende il cammino verso il fiume Adda.

Spaventato e infuriato per le parole del mercante nell’osteria, Renzo, convinto di essere ricercato, lascia Gorgonzola per raggiungere l’Adda, che segna il confine tra il Ducato di Milano e la Repubblica di Venezia. Attraversato il fiume, il mandato d’arresto non avrà più valore ed egli spera di trovare rifugio e lavoro presso il cugino Bortolo.

Renzo procede per una via secondaria e ripensa alle parole del mercante e alle accuse che gli sono state indirettamente mosse all’osteria di Gorgonzola. A queste accuse ribatte punto per punto, come se avesse di fronte un interlocutore a cui spiegare le proprie ragioni: «io fare il diavolo! Io ammazzare tutti i signori! Un fascio di lettere, io» «e quel gran fascio di lettere… eccolo qui… l’ha scritta un religioso… che, senza farvi torto, val più un pelo della sua barba che tutta la vostra». Renzo, ovviamente, non ha mai avuto intenzione di ammazzare i signori, anzi, durante i tumulti si è prodigato per aiutare sia Ferrer che il vicario di provvisione, rischiando pure di essere linciato dalla folla; riguardo poi il fascio di lettere, che secondo il mercante è nelle mani della giustizia, è la sola lettera scritta da padre Cristoforo e ancora in possesso di Renzo e contiene le parole di un religioso che – sostiene Renzo – vale assai più di un mercante che se ne va in giro a parlare dei fatti altrui senza conoscerli.

Pian piano, però, la rabbia sbollisce di fronte al problema di trovare l’Adda e guadarlo, per raggiungere il territorio veneto.

Scartata l’ipotesi di chiedere ospitalità, Renzo supera i campi coltivati, si inoltra in terreni non coltivati e poi in un bosco che risveglia nella sua mente ricordi paurosi di fiabe ascoltate nell’infanzia. Quando sembra che la paura stia per prendere il sopravvento e sta per tornare indietro, ecco che avverte dapprima un rumore, poi un rumore più definito, poi quel rumore che tanto desidera sentire: l’acqua del fiume Adda che scorre. Scrive Alessandro Manzoni: «fu il ritrovamento d’un amico, d’un fratello, d’un salvatore».

Promessi Sposi capitolo 17 Riassunto: Renzo si rifugia in una capanna per la notte

Giunto sulla riva del fiume, finalmente intravvede in lontananza la città di Bergamo. Poiché per farsi traghettare sull’altra riva deve aspettare il mattino e non può passare la notte al freddo, Renzo decide di aspettare il giorno in un capanno che aveva notato prima di inoltrarsi nel bosco.

Prima di coricarsi sulla paglia, si inginocchia per ringraziare la Provvidenza per avergli fatto trovare quel ricovero «e di tutta l’assistenza che aveva avuta da essa, in quella terribile giornata»; poi recita le sue preghiere e chiede perdono a Dio «di non averle dette la sera avanti», anzi, precisa Manzoni, riferendo le parole del personaggio, «d’esser andato a dormire come un cane, e peggio».

Quindi si copre con la paglia per difendersi dal freddo, ma il sonno non viene e nella sua mente agitata compaiono via via i personaggi incontrati negli ultimi due giorni: i birri, lo spadaio Ambrogio Fusella, l’oste della Luna piena, Ferrer, il vicario di provvisione, il notaio criminale, il mercante, don Abbondio, don Rodrigo. Su questa folla di immagini amare vincono poi quelle più dolci e familiari di padre Cristoforo, Agnese e Lucia. Gradualmente ritrova quella fiducia in Dio che a Milano sembrava avere smarrito e che lo accompagna verso una luminosa alba, che sancisce la fine dei suoi tormenti e la ritrovata pace: «quel che Dio vuole… quel che Dio vuole. Lui sa quel che fa: c’è anche per noi. Vada tutto in isconto de’ miei peccati. Lucia è tanto buona! Non vorrà poi farla patire un pezzo, un pezzo, un pezzo».

Assistiamo alla redenzione morale e religiosa di Renzo, attraverso l’esame dei suoi rapporti con le persone amate (padre Cristoforo, Lucia e Agnese), un esame che si conclude nel pensiero fiducioso dell’abbandono alla volontà di Dio e nel riconoscimento di una doverosa espiazione, dovuto anche al pensiero per Lucia, che lo avvicina immediatamente a Dio.

Capitolo 17 Promessi Sposi riassunto: Renzo giunge sulla riva del fiume e trova un pescatore che lo traghetta

Quando Renzo sente suonare da un campanile le cinque del mattino, in un’alba luminosa che non ha tempo di contemplare, esce dal capanno e rifà con animo diverso il tratto di strada verso l’Adda. Giunto sulla riva del fiume, Renzo trova un pescatore che, dietro compenso, lo traghetta senza commenti all’altra riva. Agli occhi di questi, Renzo appare quello che non è: un contrabbandiere, oppure uno messo al bando dal ducato.

Renzo ora è nel territorio della Repubblica di Venezia. «Sta lì, maledetto paese», è la sua prima reazione, guardando in direzione di quel ducato di Milano che l’ha fatto tanto patire. Ma poi ripensa alle persone care che sono rimaste sull’altra riva dell’Adda e sospira. Così quel primo impulso di rivalsa per essere scampato ad una ingiusta persecuzione, si trasforma in tristezza e in rassegnazione: «ah mondo birbone! Basta; quel che Dio vuole».

Capitolo 17 Promessi Sposi riassunto: Arrivato sulla riva bergamasca, vede anche qui i segni della carestia. Dopo aver pranzato in un’osteria dona i suoi ultimi denari ad una famiglia di poveri

Renzo, ora senza più avere timore e con disinvoltura, chiede indicazioni per arrivare a Bergamo. Sulla strada incontra molti poveri, la loro vista lo commuove e così, uscito da un’osteria dove si è sfamato, regala gli ultimi denari ad una famiglia di poveri. Il gesto rivela la sua generosità e ribadisce la sua volontà di affidarsi totalmente alla Provvidenza, di cui ora si sente uno strumento.

Capitolo 17 Promessi Sposi riassunto: Renzo arriva alla casa del cugino Bortolo

Renzo, rinfrancato dal pasto e dall’opera buona, pensa ai suoi prossimi progetti di vita con maggior fiducia e intanto arriva alla casa del cugino Bortolo. Questi lo accoglie a braccia aperte; ricorda con affetto Lucia; non nasconde a Renzo la difficoltà economica del momento, ma generosamente è pronto a spartire quello che ha: «l’ho detto io della Provvidenza», esclama Renzo riconoscente.

Bortolo lo informa sulla carestia a Bergamo, il lavoro scarseggia, ma lo presenterà ugualmente come lavorante al suo padrone, ed è certo che lo assumerà. Però lo avverte che dovrà adattarsi a uno spiacevole soprannome: «ci chiaman baggiani» (cioè “sciocchi”). Poi lo accompagna dal padrone del filatoio, che riesce a trovargli una sistemazione.

Il narratore, dopo averci assicurato che il giovane ha trovato una sistemazione sicura («tutto in fatti andò bene, e tanto a seconda delle promesse di Bortolo»), con una breve prolessi, lascia intuire che al paese le cose si stanno mettendo male per Renzo.

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