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Le opere di Montale riassunto

Le opere di Montale: Ossi di seppia, Le occasioni, La bufera e altro, Satura. Spiegazione semplice, chiara e completa.

Le opere di Montale: Ossi di seppia

Il punto di partenza dell’itinerario poetico di Montale è segnato dalla raccolta Ossi di seppia pubblicata nel 1925. A questa prima edizione seguirono poi quelle del 1928 e del 1931.

Parecchie cose colpiscono in questa prima raccolta:

  • attraverso il paesaggio della Liguria, colto nella sua immobilità e aridità e dominato da un mare che attrae e contemporaneamente respinge, il poeta definisce la condizione di estraneità, solitudine e sconfitta che è propria dell’uomo e nello stesso tempo l’assurdità del vivere stesso attanagliato da un «male», di cui è impossibile individuare le ragioni;
  • né la poesia ormai può indicare la strada per uscire da questa situazione, può solo offrire «qualche storta sillaba e secca come un ramo», cioè può solo trascrivere questa condizione di un cosmico male di vivere;
  • a riscattare comunque l’uomo da una simile condizione di angoscia e di desolante impotenza, il poeta auspica la scoperta di un «varco», una via di salvezza, «una maglia rotta nella rete / che ci stringe»;
  • gli elementi della natura si caricano di un valore simbolico, che li fa diventare emblemi della condizione stessa dell’uomo. La critica ha parlato a questo proposito di correlativo oggettivo: ad esempio «il muro che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia», «l’anello della catena» sono emblemi di costrizione e prigionia, ai quali si contrappongono però i simboli di una speranza appena accennata, incerta, affidata ad accadimenti quasi miracolistici («il varco», «l’anello che non tiene», «la maglia rotta», «il giallo dei limoni») che possono, nella frazione di un istante, riscattare l’intera condizione umana;
  • sul piano stilistico Montale mantiene una sintassi integra e una metrica nel complesso classica, anche se talvolta ricorre all’uso di versi di lunghezza irregolare, costruiti con un linguaggio fortemente innovativo. Spesso ricorre a figure retoriche di suono (soprattutto allitterazioni) e di significato (metafore, ossimori, sinestesie, analogie). In tal modo Montale dimostrò di ispirarsi all’esperienza innovarice della poesia del primo Novecento, mantenendo pur sempre un proprio personale equilibrio e senza mai riconoscersi in una precisa corrente poetica.

Le opere di Montale: Le occasioni

  • La seconda raccolta, Le occasioni, furono pubblicate nel 1939 e comprende testi scritti a partire dal 1928.
  • Come rivela il titolo, raccoglie liriche di carattere più autobiografico rispetto a Ossi di seppia, in quanto nascono da ricordi, immagini, emozioni, avvenimenti, incontri che costituiscono l'”occasione” appunto da cui hanno origine i versi.
  • In queste poesie si intensifica l’uso del correlativo oggettivo.
  • Di molte liriche è protagonista una figura femminile (che prende il nome di Clizia, dotata di virtù miracolose, quali l’intelligenza e la chiaroveggenza, capaci di indicare all’uomo una via di salvezza), dai critici identificata nella giovane statunitense Irma Brandeis, con la quale il poeta intrattenne una lunga relazione sentimentale.
  • Altro tema dominante è quello della memoria, del ricordo che ricrea ciò che è stato, ma che ne rivela anche l’assenza nel presente, nell’impossibilità del ritorno al passato (come ne La casa dei doganieri).
  • Nemica della memoria è la forza disgregatrice del tempo, che travolge nella dimenticanza anche i ricordi più belli («Non recidere, forbice, quel volto / solo nella memoria che si sfolla»).
  • Montale adotta una metrica vicina alla tradizione, con un più raro uso della rima, sostituita da richiami fonici prodotti da assonanze e allitterazioni.
  • Il linguaggio si fa più chiuso e più aspro, più difficile, e con la sua fulmineità contribuisce a far attribuire a Montale l’etichetta di «ermetico». Si tratta, ovviamente, di una scelta del poeta, che nel cosciente rifiuto di ogni abbandono sentimentale diaristico ambisce a trasporre la propria vicenda privata in una dimensione universale.

Le opere di Montale: La bufera e altro

Nel 1956 vede la luce la terza raccolta poetica di Montale, La bufera e altro. Comprende poesie scritte fra il 1940 e il 1954, organizzate da Montale in sette sezioni.

  • In questa raccolta il poeta riconferma i motivi già presenti nelle raccolte precedenti: il cupo pessimismo, la negatività della concezione della vita, il gioco delle presenze e delle assenze, delle attese e delle paure.
  • Affiora ne La bufera e altro un legame tra la sconsolata visione del vivere del poeta e un preciso tempo storico: si tratta, infatti, di componimenti nati dall’esperienza drammatica della guerra e dalla delusione del periodo postbellico, che segna il trionfo di una società massificata e meccanizzata.
  • Nella raccolta si contrappongono idealmente due figure femminili: quella di Clizia, più astratta e contornata da un’aura quasi metafisica e religiosa, e quella della Volpe (identificabile nella poetessa Laura Spaziani) più terrena e sensuale.
  • Stilisticamente è un libro complesso, caratterizzato da una sintassi ardua e ricercata, da un lessico volutamente lontano da quello comune, raffinato e arcaizzato, da un largo uso di metafore e di analogie.

Le opere di Montale: Satura

  • Nel 1971 esce il quarto libro di Montale, Satura. Satura dà inizio all’ultima fase della stagione poetica montaliana.
  • Satura comprende oltre cento poesie scritte fra il 1962 e il 1970, suddivise in quattro sezioni, per le quali l’autore ha scelto un titolo di derivazione classica: Xenia (I e II), nome greco che indica letteralmente i doni che anticamente si offrivano agli amici e agli ospiti, e Satura (I e II), titolo che si rifà alla satira latina e vuole indicare sia l’ironia (spesso bonaria, a volte amara) che percorre l’intera raccolta, sia la commistione di forme e contenuti che la caratterizzano.
  • In riferimento al titolo delle prime due sezioni l’opera risulta essere il «dono funebre» offerto alla moglie, Drusilla Tanzi, morta nel 1963. In esse la figura della donna, discreta compagna di gran parte della vita del poeta, è colta nei suoi atteggiamenti quotidiani e la sua presenza accanto a Montale sembra continuare anche dopo la sua morte (Ho sceso dandoti il braccio).
  • Nelle altre due sezioni prevale il tono ironico e autoironico e le riflessioni del poeta si ampliano a considerazioni sulla storia e sul ruolo della poesia.
  • L’opera nel suo complesso, presenta un voluto abbassamento di tono rispetto alle raccolte precedenti e il ricorso a un linguaggio più vicino alla prosa, quasi dimesso.

Per un approfondimento leggi Eugenio Montale – Vita, opere, pensiero, stile

Eugenio Montale poesie. Parafrasi, analisi e commento delle poesie di Montale Eugenio sul sito Studia Rapido:

 

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