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Storia del calendario dall’antichità a oggi

Storia del calendario dall’antichità a oggi.

Calendario viene dal latino calendarium, il libro dei conti dove erano annotati i debiti pagati dai Romani il primo giorno del mese, le calendae.

Ogni civiltà ha sentito la necessità di misurare il tempo e la base più sicura per farlo era il moto degli astri e dei pianeti, in particolare del Sole e della Luna.

Storia del calendario: presso i popoli antichi

Gli Egizi adottarono un calendario solare; i Sumeri e altri, come gli Ebrei, uno basato sui cicli lunari. Le parti dell’anno variavano di numero, quindi di durata, e spesso erano legate a cicli naturali. In Egitto si distinguevano così tre stagioni, legate alle fasi di piena del Nilo e ai raccolti. Il carattere egizio utilizzato per significare “anno”, il gambo di una foglia di palma, simboleggiava infatti l’inondazione annuale.

Sia i calendari lunari sia quelli solari non corrispondevano alla durata effettiva dell’anno solare. Prevedevano perciò dei «mesi intercalari», cioè in più, supplementari, per compensare il ritardo del calendario.

Il calendario dei Romani prima di Giulio Cesare

Nel calendario usato dai Romani fino ai tempi di Giulio Cesare l’anno era suddiviso in 12 mesi lunari e la sua durata era di 355 giorni.

In tal modo esso veniva a trovarsi indietro di circa 11 giorni rispetto all’anno solare (la cui durata media di 365 giorni, 5 ore, 48 minuti, 46 secondi, non corrisponde a un numero intero di giorni); perciò ogni due anni si aggiungeva un «mese intercalare» di 22 giorni. Ma anche con questo espediente la durata dell’anno non risultava esatta; pertanto, con l’andar dei secoli si arrivò a un grave disaccordo fra le date del calendario e le vicende stagionali; si rese quindi necessaria una correzione.

Il calendario giuliano introdotto da Giulio Cesare

Nel calendario giuliano introdotto da Giulio Cesare nel 46-45 a.C., l’anno solare era considerato di 365 giorni e 6 ore e perciò l’anno civile (costituito da un numero intero di giorni) venne fissato in 365 giorni, stabilendo però di aggiungere un giorno ogni quattro anni. In questo modo si compensava la differenza delle sei ore in meno rispetto all’anno solare. Dopo tre anni comuni di 365 giorni, si aveva pertanto un anno bisestile di 366 giorni (il giorno in più venne attribuito al mese di febbraio).

Storia del calendario: perché la riforma del calendario giuliano

Il valore dell’anno solare adottato nel calendario giuliano era leggermente superiore al vero e la differenza (11 minuti e 14 secondi) si fece sentire col passare dei secoli: verso la metà del XVI secolo l’effettivo ritorno del sole all’equinozio di primavera si verificava l’11 marzo anziché alla data del 21 marzo, che veniva sempre considerata come inizio civile della stagione primaverile.

Questo forte divario suscitò in Gregorio XIII, papa dal 1572 al 1585, una particolare preoccupazione: se fosse rimasto in uso il calendario giuliano, la Pasqua avrebbe finito con l’essere celebrata in estate.

Per evitare questo inconveniente, papa Gregorio XIII convocò un’apposita commissione, costituita di illustri astronomi, matematici ed ecclesiastici, a cui affidò il compito della riforma del calendario giuliano.

La soluzione, però, fu trovata da Luigi Giglio, un medico di Cirò (Catanzaro), il quale ideò un ingegnoso progetto di riforma introdotta nel 1582.

Storia del calendario: il calendario gregoriano

Il nuovo calendario gregoriano, entrato in vigore il 15 ottobre 1582, in linea di principio, rappresenta semplicemente una versione leggermente modificata del calendario giuliano.

Con la «Riforma gregoriana» si provvide innanzitutto ad eliminare i 10 giorni di differenza che ormai si avevano tra anno civile e anno solare, e così dal 4 ottobre 1582 si saltò direttamente al 15 ottobre 1582.

Inoltre, per evitare il ripetersi dell’errore, fu stabilito che fra gli anni secolari (tutti bisestili nel calendario giuliano) fossero considerati bisestili soltanto quelli in cui il gruppo di cifre precedenti i due zeri è divisibile per 4: così, mentre è stato bisestile il 1600 e lo sarà anche il 2400, non lo sono stati invece il 1700, il 1800, il 1900.

Il calendario gregoriano, oltre ad essere diviso in mesi, si compone di settimane che hanno durata quasi uguale alle fasi lunari. Esso conta gli anni a partire dalla nascita di Cristo (Era cristiana).

Le modificazioni introdotte nel calendario con la Riforma gregoriana scatenarono però una serie di vivaci polemiche tra gli scienziati dell’epoca, molti dei quali non erano convinti che il sistema gregoriano rappresentasse un’alternativa valida al metodo già in uso per la costruzione del calendario.

La controversia, comunque non fu soltanto accademica, ma anche religiosa. Gregorio XIII era un vigoroso sostenitore della Controriforma e popoli di diverso credo religioso, come i Protestanti, rifiutarono il nuovo calendario ritenendolo come un piano del papa per riportare i cristiani ribelli sotto la giurisdizione di Roma.

Superate le obiezioni e i contrasti iniziali, il calendario gregoriano è ormai adottato quasi universalmente; alcuni popoli però adoperano altri calendari, come quello giuliano (usato fino a poco tempo fa dagli ortodossi), quello musulmano e quello ebraico.

Il calendario musulmano

Il calendario musulmano è basato sul mese lunare e ha gli anni formati da 354 o 355 giorni. L’età maomettana (Egira) incomincia dalla data della fuga di Maometto dalla Mecca a Medina, avvenuta il 16 luglio 622 d.C.

Il calendario ebraico

Anche il calendario ebraico è fondato sul mese lunare, ma è fatto in modo da non rimanere troppo indietro rispetto all’anno solare. In esso si parte dalla supposta data della creazione del Mondo (Annus Mundi), che dovrebbe corrispondere al 3761 a.C.

Il calendario mondiale o universale

Il calendario gregoriano andrà bene fino al 4317 d.C.; poi bisognerà ideare qualche sistema per rimediare ad una piccola eccedenza dell’anno civile su quello solare.

Per questo motivo e per eliminare altri difetti insiti nel nostro calendario (cambiamento nei diversi anni del nome del giorno corrispondente ad una stessa data, inizio dell’anno non coincidente con l’inizio di una stagione, mobilità della data di molte feste religiose ecc.) si sta pensando ad una riforma moderna che porti all’istituzione di un calendario universale (anche detto “mondiale”).

Una proposta che ha riscosso molti apprezzamenti da parte dell’«Unione Astronomica Internazionale» cosidera l’anno diviso in 52 settimane, con 4 trimestri di 91 giorni – composti di tre mesi di 31 giorni, 30 giorni, 30 giorni – e con la domenica all’inizio di ogni trimestre. Rimarrebbero come giorni «bianchi» (cioè senza denominazione, fuori del ciclo settimanale) 1 o 2 giorni all’anno, a seconda che si tratti di anno comune o di anno bisestile.

L’anno e ciascun trimestre inizierebbero così sempre di domenica e si eviterebbero i fastidiosi computi del ciclo settimanale derivanti dalla diversa lunghezza dei mesi.

Ma su questi punti si incontrano le maggiori resistenze per motivi reigiosi: alterare la successione settimanale è, per esempio, inammissibile per la religione ebraica.

Il calendario mondiale o universale risulta perciò strutturato come segue

g9701Ogni anno si inserisce un giorno bianco alla fine di dicembre; negli anni bisestili (ogni quattro anni) si inserisce un ulteriore giorno bianco alla fine di giugno.

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