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La presa di Roma e la legge delle guarentigie

La presa di Roma o Breccia di Porta Pia si verificò il 20 settembre 1870. Sancì l’annessione di Roma al Regno d’Italia e decretò la fine del potere temporale dei papi.

Il 20 settembre 1870, venti giorni dopo la battaglia di Sedan, i bersaglieri dell’esercito italiano entrarono a Roma attraverso una breccia nelle Mura Aureliane vicino Porta Pia, sbaragliando l’ormai debolissima difesa papalina. Nello scontro caddero 49 soldati italiani e 19 soldati pontifici.

La Breccia di Porta Pia o presa di Roma, fino ad allora resa inespugnabile dalla difesa delle armi francesi, avveniva grazie all’invasione della Francia da parte delle truppe prussiane.

L’imperatore Napoleone III, bisognoso di truppe, si trovava infatti costretto ad abbandonare Roma al suo destino. E Giuseppe Garibaldi, che più di tutti aveva sognato questo momento, non era presente, confinato a Caprera fin dalla sconfitta di Mentana del 1867; a farne le simboliche veci era Nino Bixio, nelle vesti di ufficiale dell’esercito italiano.

Pochi giorni dopo, il 2 ottobre 1870, un plebiscito sanzionò, a schiacciante maggioranza, l’annessione di Roma e del Lazio al Regno d’Italia e decretò la fine del potere temporale dei papi.

La legge delle guarentigie

Il trasferimento della capitale da Firenze a Roma fu effettuato nell’estate del 1871, dopo che il 13 maggio 1871 il Parlamento italiano ebbe approvato la Legge delle guarentigie, cioè delle garanzie.

La legge delle guarentigie garantiva al pontefice l’inviolabilità della persona, il conferimento degli onori sovrani, il diritto di disporre di proprie guardie armate, la piena sovranità sui palazzi del Vaticano e del Laterano e sulla villa di Castelgandolfo.

Lo Stato si faceva poi carico delle spese di mantenimento della corte papale, garantiva la libertà di esercizio del culto e di testimonianza all’interno del Regno d’Italia; i vescovi erano esentati dal giuramento di fedeltà al re.

Pio IX si dichiarò (fino alla sua morte) “prigioniero dello Stato italiano”. Il 15 maggio 1871 emanò l’enciclica Ubi Nos sostenendo l’impossibilità di disgiungere il potere spirituale da quello temporale.

Tre anni dopo, con la bolla del 10 settembre 1874, il Non Expedit, rinnovò il divieto per i cattolici italiani di partecipare alle elezioni e alla vita politica del paese. La frattura si risolse solo l’11 febbraio 1929 con i Patti Lateranensi.

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