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Beatrice Portinari, la donna amata da Dante

Beatrice Portinari è la donna amata da Dante Alighieri. Figlia del banchiere Folco Portinari, visse a Firenze tra il 1266 e il 1290. Era chiamata da tutti Bice. Sposò, ancora giovanissima, il banchiere Simone dei Bardi. Morì a soli 24 anni.

Dante la incontrò per la prima volta a nove anni; a diciotto la rincontrò e se ne innamorò. Ma, come era stato stabilito, ancora giovane (verso il 1285), dovette sposare Gemma Donati, della famiglia del potente capo dei guelfi neri, Corso Donati.

L’amore di Dante per Beatrice fu platonico, ispirato da un sentimento sublime, che lo elevava verso Dio.

Per proteggere Beatrice dalle maldicenze, che avrebbero potuto nascere dal suo contegno, Dante si propose di celebrarla in segreto. Per questo, in una famosa lettera, in cui elenca le donne più belle di Firenze, andata purtroppo perduta, il poeta la pone solo in nona posizione.

Dante descrive Beatrice nelle sue poesie come una donna bellissima, gentile, umile, cortese e onesta (Tanto gentile e tanto onesta pare). Per celebrarla scrisse la Vita nova, un prosimetro (cioè un’opera composta parte in prosa, parte in poesia), capolavoro del Dolce Stil Novo.

Beatrice Portinari morì l’8 giugno 1290, all’età di 24 anni, forse di parto del suo primo e unico figlio. La sua morte non pose però fine all’amore di Dante per lei.

Anzi, agli occhi del poeta la morte nobilitò ulteriormente la donna e per questo anche nell’opera più celebre del poeta, la Divina Commedia, Beatrice compare sotto forma di angelo, simbolo di grazia e fede, e guida di Dante nel Paradiso al cospetto di Dio.

La Beatrice di Dante nella Divina Commedia

Beatrice viene nominata dal poeta latino Virgilio per la prima volta nel canto II dell’Inferno. È infatti una delle «tre donne benedette» mosse in soccorso di Dante.

L’incontro tra Dante e Beatrice avviene però solo nel canto XXX del Purgatorio, nel Paradiso terrestre.

Da questo momento Beatrice guiderà il poeta nell’ascesa attraverso i nove cieli del Paradiso fino all’Empireo, per poi riprendere il suo posto nell’anfiteatro dei beati, nel canto XXXI.

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