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Chi erano i Franchi: da Clodoveo a Carlo Magno

I Franchi erano una popolazione germanica divisa in tribù indipendenti condotte da capi militari, spesso in lotta tra loro. Nel III secolo si stanziarono sul medio e basso Reno, distinguendosi rispettivamente in Ripuari e Salici (o Salii). Dal basso Reno attuarono ripetute scorrerie nei territori dell’Impero romano. A partire dal IV secolo vennero accolti nella Gallia come soldati e coloni e nel 393 vennero riconosciuti dall’Impero romano come alleati, con l’incarico di difenderne i confini col basso Reno.

I Franchi – le origini

Verso la fine del V secolo, i Franchi vennero riuniti sotto la guida di Clodoveo (481-511), re dei Franchi Salii, fondatore della dinastia merovingia (dal nome del leggendario conquistatore Meroveo, un capotribù del V secolo).

Sotto la guida di Clodoveo, i Franchi estesero i confini del loro regno, sconfiggendo i Visigoti e respingendoli oltre i Pirenei. Anche i Burgundi, stanziati nelle vallate alpine tra la Gallia e l’attuale Svizzera, dovettero sottomettersi al loro dominio. Il regno dei Franchi giunse così a comprendere tutto il territorio di quella regione che da loro prese il nome di Francia, e divenne il più forte e duraturo fra i regni romano-germanici. La città di Parigi divenne la capitale del regno.

La conversione dei Franchi dal paganesimo al cattolicesimo

Fondamentale fu la conversione alla fede cattolica di Clodoveo nel 496 circa, perché portò a due notevoli vantaggi:

  • il popolo dei Franchi seguì l’esempio del sovrano e il regno divenne più unito e più forte;
  • la Chiesa cominciò a considerare i Franchi degli alleati.

Alla morte di Clodoveo nel 511, il regno dei Franchi fu diviso fra i suoi quattro figli e nacquero così quattro differenti regni: la Neustria (fra la Schelda e la Loira), l’Austrasia (comprendente la Champagne e le terre della Mosa e della Mosella), la Borgogna (fra la Loira e il Rodano) e l’Aquitania.

Dai Merovingi ai Pipinidi

La divisione dei territori del regno indebolì però il territorio della monarchia. Inoltre, alla corte dei re franchi si affermò il ruolo dei maestri di palazzo (o maggiordomi). Questi influenti funzionari del palazzo reale diventarono persino più potenti dei re. Nel 688 il maestro di palazzo Pipino di Heristal (679-714) riunì l’Austrasia e la Neustria. Dopo la sua morte, la carica di maggiordomo passò al figlio Carlo Martello (714-741). Questi consolidò il potere paterno e si contraddistinse nella lotta in difesa della Cristianità. Egli infatti bloccò a Poitiers nel 732 gli Arabi, che avevano conquistato la penisola iberica e volevano da qui invadere la Gallia. Quella di Poitiers fu una vittoria decisiva, perché fermò l’espansione degli Arabi nell’Europa occidentale, consolidò il prestigio dei Pipinidi e contribuì alla rovina della reputazione dei re merovingi, passati alla storia come «re fannulloni».

Carlo Martello si comportò come un «re di fatto» perfino in punto di morte, quando divise la responsabilità di maestro di palazzo del regno fra i suoi due figli, Carlomanno e Pipino il Breve.

Nel 747 Carlomanno si ritirò nel monastero di Montecassino, abdicando in favore del fratello Pipino il Breve. Questi nel 751 depose l’ultimo re merovingio Childerico III, poi si fece, prima, acclamare re da un’assemblea di grandi dignitari, poi, consacrare con l’olio santo da un monaco. Nel 754 la cerimonia dell’unzione venne ripetuta da papa Stefano II (752-757) recatosi appositamente in terra franca. Il papa rendeva così legittimo il potere di Pipino e i Franchi non potevano più considerarlo un usurpatore e a sua volta il re aveva contratto un debito di riconoscenza nei confronti del papa.

La dinastia carolingia

Pipino il Breve morì nel 768 e i territori del suo regno furono divisi tra i suoi due figli: Carlo (futuro Carlo Magno) e Carlomanno. Nel 771 Carlomanno morì e Carlo si fece nominare unico re. Nel 772, il re longobardo Desiderio invase i domini pontifici nell’Italia centrale. Papa Adriano I (772-795) chiamò in suo aiuto Carlo: le truppe di Desiderio furono sconfitte e Carlo assunse il titolo di “re dei Franchi e dei Longobardi”.

Questa guerra mise fine al regno longobardo nel Nord Italia: dei domini longobardi nella penisola sopravvissero alla conquista franca solo il Ducato di Spoleto e il Ducato di Benevento.

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