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Febbre spagnola, il virus che sconvolse il mondo

La febbre spagnola è una gravissima forma influenzale che, fra il 1918 e il 1920, uccise tra 50 e 100 milioni di persone in tutto il mondo. I morti furono più di quelli causati dalla prima guerra mondiale appena terminata.

In Italia l’epidemia fu particolarmente grave. Si stima che morirono di Spagnola 600 mila persone, mentre in guerra ne erano morte 650 mila.

La malattia presentò tre picchi dall’aprile 1918 al febbraio 1919. Il secondo picco fu il più grave e si manifestò nei mesi da settembre a novembre.

La pandemia non risparmiò nessun angolo della Terra, nemmeno l’Alaska o i più isolati atolli del Pacifico.

La febbre spagnola fece più vittime della Peste nera, che, a metà del Trecento, devastò l’Europa. È stata la più grande pandemia della storia dell’umanità.

Nonostante il nome convenzionale di “Febbre spagnola”, il morbo si manifestò per la prima volta in un campo militare, nel Kansas, negli Stati Uniti, nel marzo 1918. Da lì si diffuse nelle basi dei soldati destinati ad andare in Europa: Francia, Gran Bretagna, Italia, e, per ultima, Spagna. In Spagna anche il re Alfonso XIII, il primo ministro e quasi tutti i membri del governo furono contagiati.

È probabile che l’influenza fu battezzata col nome di “Spagnola” perché in tutti i Paesi in guerra la censura militare nascondeva le notizie sulla malattia per non demoralizzare la popolazione già provata dal conflitto. La Spagna invece era rimasta neutrale e permetteva ai giornali di scrivere diffusamente sull’epidemia. Tale trasparenza nella diffusione delle informazioni sanitarie, costò alla Spagna la fama di nazione dove l’epidemia era particolamente aggressiva e il titolo immeritato di paese fonte del contagio.

Nel maggio 1918 l’influenza entrò in Germania e da lì si diffuse in Russia. L’India fu il Paese più colpito per numero di morti: si ammalò anche Gandhi. A metà giugno toccò al Giappone e, subito dopo, all’Australia. A settembre fu colpito il Sudamerica.

Il primo sintomo del morbo, dopo due giorni di incubazione, era la tosse. Insorgevano quindi dolori in gran parte del corpo. In seguito comparivano sonnolenza e torpore, febbre (che saliva fino a 41°), cefalea, mal di gola. Se sopravvenivano le tipiche complicazioni polmonari, in genere, queste erano mortali.

Sorsero presto paure e suggestioni di ogni tipo.

La paura del contagio aggravò la carenza del personale; i raccolti nei campi furono abbandonati; furono interrotti i collegamenti ferroviari. Furono chiusi i teatri, le sale da concerto, gli ippodromi, i grandi magazzini. Fu vietato ogni pubblico assembramento. I negozi dovevano chiudere entro le quattro del pomeriggio. Furono sconsigliati i tram.

Nel New Jersey, negli Stati Uniti, si accusarono alcuni medici e infermieri di diffondere il contagio perché spie dei tedeschi. In Italia si diffuse la voce che il disinfettante sparso per le strade dagli addetti alla nettezza urbana contenesse i germi del’influenza, secondo un piano segreto del governo per ridurre la popolazione.

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