La Sindone, che migliaia di cristiani venerano come il sudario funebre di Gesù, è sicuramente la più nota tra le immagini acheropite. Si tratta di quelle immagini sacre, che, secondo la tradizione cristiana, non sono frutto del genio e del lavoro di un artista, ma autentiche, cioè ottenute per contatto diretto con il viso o con l’intero corpo di Gesù.
La Sindone di Torino
La Sacra Sindone è un lenzuolo di lino lungo 4,36 metri e largo circa 1,10 metri; è conservato nella cappella situata dietro l’abside del Duomo di Torino.
Su questo lenzuolo di lino, che gli scienziati non cessano di studiare, sono impresse l’immagine frontale e dorsale di un uomo, morto dopo la flagellazione e la crocifissione.
La corrispondenza fra l’immagine della Sindone e la descrizione evangelica della passione e morte di Gesù, come i segni dell’incoronazione di spine, la ferita al costato, la pesante flagellazione, fa ritenere a molti che possa essere il telo con cui fu avvolto Gesù prima di essere deposto nel sepolcro. Bisogna però osservare che il Secondo Testamento non ne parla, così come i padri greci e latini.
Le prime notizie della Sindone risalgono solamente al 1353, quando nella chiesa di Lirey, in Francia, venne esposto al pubblico come reliquia della morte di Gesù. La Sindone arrivò a Torino nel 1578 per volontà dei Savoia; Margherita di Charny l’aveva ceduto a loro nel 1452.
Dal 1983 la Sindone è proprietà della Santa Sede, donata per volontà di Umberto II di Savoia.