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Le secessioni della plebe nell’antica Roma

Le secessioni della plebe nei primi anni della Repubblica si verificarono tutte in occasione degli scontri tra patrizi e plebei. Rimasero sempre una forma di protesta e di disobbedienza politica, senza il ricorso alle armi e si risolsero.

Cos’era la secessione e come era attuata

Quando la plebe arrivava alla secessione, ovvero alla “separazione”, usciva dalle mura della città e si accampava sui colli intorno a Roma in attesa che i patrizi cedessero alle sue richieste.

Spesso ciò accadeva quando Roma era impegnata in una guerra contro le città vicine, perché era la plebe a costituire le legioni. La secessione rappresentava allora un’arma di ricatto potentissima.

La secessione dell’Aventino

Secondo la tradizione, tra le secessioni della plebe, la prima si attuò nel 494 a.C. La plebe si ritirò sul Monte Sacro o, secondo un’altra tradizione, sul colle Aventino, per ottenere la parificazione dei diritti con i patrizi.

Per indurli a tornare, i patrizi inviarono il senatore Menenio Agrippa, stimato da tutti come uomo onesto e moderato.

L’Apologo di Menenio Agrippa

Menenio Agrippa raccontò alla plebe lì riunita l’Apologo delle membra e dello stomaco.

Le membra (mani, bocca, gambe…) scioperano contro lo stomaco che mangia del frutto del loro lavoro senza fare niente. Privato del nutrimento, lo stomaco avvizzisce, ma con esso anche le mani e le gambe perdono la loro forza, la bocca si inaridisce e tutto il corpo muore. Allora le membra (i plebei) si riconciliano con lo stomaco (i patrizi). Così i patrizi e il popolo, come fossero un unico corpo, con la discordia periscono, con la concordia rimangono in salute.

L’istituzione del tribunato della plebe

I plebei tornarono in città e in cambio ottennero l’istituzione del tribunato della plebe, una magistratura plebea che aveva il compito di difendere gli interessi del popolo di fronte il senato. I tribuni della plebe, infatti, erano inviolabili nella persona e portatori del diritto di veto con cui potevano bloccare le leggi ritenute contrarie agli interessi della plebe.

La Legge delle XII tavole

Nel 451 a.C. i plebei ottennero l’emanazione delle prime leggi scritte di Roma: la Legge delle XII tavole.

Altre conquiste da parte della plebe

La lotta continuò e i plebei ottennero:

  • l’abolizione del divieto dei matrimoni misti (445 a.C.);
  • l’accesso alla questura (421 a.C.), al consolato (leggi Licinie-Sestie, 367 a.C.) e ai collegi sacerdotali (300 a.C.);
  • il riconoscimento giuridico delle assemblee della plebe, dette comizi tributi (287 a.C., legge Ortensia), le cui deliberazioni (plebisciti) erano vincolanti per tutto il popolo.

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