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Lao Tzu, fondatore del taoismo

La statua raffigura Lao Tzu, fondatore del taoismo. È situata a nord di Quanzhou (Cina) ai piedi del Monte Qingyuan.

Il taoismo, diffuso soprattutto in Cina, è un complesso di dottrine filosofico-religose elaborate da Lao Tzu, uno dei grandi filosofi cinesi dell’antichità, la cui esistenza è avvolta nella leggenda. Nato, secondo la tradizione, nel 604 a.C. da nobile famiglia, in un villaggio della provincia dell’Honan, ricoprì la carica di archivista presso la corte imperiale a Lao Yang. Pare abbia incontrato Confucio, di cui condivise la preoccupazione per la situazione sociale del suo tempo. Ma, a differenza di Confucio, scelse la via della separazione dal consorzio umano e della meditazione. Si ritirò, quindi, in solitudine, morendo intorno al 517 a.C.

Il principio fondamentale del taoismo è il tao (“via”, “cammino”), cioè la forza universale che agisce in ogni elemento e in ogni essere della natura. Dal tao derivano i due principi: yin (principio femminile) e yang (principio maschile) e via via tutti gli esseri e tutte le cose.
Lo yin, che significa letteralmente “il lato in ombra della collina”, è il principio che corrisponde alla notte e alle funzioni più passive. Lo yang, che significa letteralmente “il lato soleggiato della collina”, è il principio che corrisponde al giorno e alle funzioni più attive. I due principi sono complementari: sono uno l’opposto dell’altro, ma senza contrapposizione. L’uno, infatti, ha radice nell’altro; nessuno dei due può prevalere sull’altro. La combinazione di questi due principi è riscontrabile in ogni elemento della natura: così a noi appaiono la luce e l’oscurità, il giorno e la notte, il movimento e la staticità, il freddo e il caldo, il maschio e la femmina. In realtà gli opposti non sono che la manifestazione dell’unico Principio cosmico, del tao appunto.

L’uomo può raggiungere la gioia spirituale e la salute del corpo seguendo nei suoi comportamenti la semplicità e i ritmi della natura. L’uomo saggio e virtuoso fa suo l’ideale del “non agire” (wu wei): non interviene per mutare il corso degli eventi, né si affanna per acquistare cose vane ed effimere come la ricchezza e il potere.
Per raggiungere questo stato del “non agire” si devono osservare alcune pratiche alimentari e seguire esercizi molto complessi di concentrazione e meditazione.
Allo stesso modo cinque proibizioni e alcuni consigli gli saranno d’aiuto per mantenere l’armonia anche nella propria esistenza.
Le proibizioni: l’uccisione degli esseri viventi; l’alcolismo; l’ipocrisia; il furto; la dissolutezza.
I consigli: rispettare tutte le creature; sopportare il male ricevuto; risolvere le questioni ed eliminare l’odio; sacrificare i propri interessi per aiutare i poveri; liberare gli animali catturati; nutrire gli esseri viventi; scavare pozzi, piantare alberi, costruire ponti, rendersi utili ai propri simili; recitare i libri taoisti; bruciare l’incenso per onorare gli dèi.

Da questo atteggiamento deriva lo stato di perfezione dell’uomo e, sul piano morale, un comportamento altruista, mite e tollerante e amorevole verso il prossimo.
Nella concezione taoista, l’uomo è un essere libero e autonomo, insofferente delle regole sociali, considerate un ostacolo al raggiungimento del tao. Perciò il taoismo si è contrapposto al confucianesimo, che invece sottomette l’individuo all’autorità dello stato e alla gerarchia sociale.

Lao Tzu è autore del Tao te Jing, il “libro della via e della virtù”, che riguarda l’azione del tao nel mondo. Altre opere di carattere mistico furono composte da Chuang-Tzu nel IV secolo a.C.

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