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L’accento tonico sulle parole italiane: dove cade?

L’accento tonico è l’elevazione del tono della voce nella pronuncia di una sillaba di una parola rispetto alle altre sillabe della parola.

La sillaba e la vocale su cui cade l’accento si chiamano toniche, cioè colpite dall’acccento tonico; le altre si chiamano atone, cioè prive di accento.

Secondo la posizione dell’accento tonico le parole italiane si dividono in:

  • tronche → quando l’accento cade sull’ultima sillaba: bon, vir, par;
  • piane → quando l’accento cade sulla penultima sillaba: cavallo, amore, pane, antico;
  • sdrucciole → quando l’accento cade sulla terzultima sillaba: tavola, psicologo, ballano;
  • bisdrucciole → quando l’accento cade sulla quartultima sillaba: visitano, telefonami, mandaglielo;
  • trisdrucciole → quando l’accento cade sulla quintultima sillaba: ordinaglielo, indicaglielo, temperamelo.

Attenzione! Osserva:

  • l’accento tonico sulle parole non si segna, né si scrive;
  • solo quando l’accento tonico italiano cade sull’ultima sillaba (parole tronche) si ricorre all’accento grafico, che viene detto semplicemente accento;
  • le parole italiane sono in grande maggioranza parole piane;
  • esistono anche parole atone, cioè prive di accento. Si tratta di poche parole, tutte monosillabe – cioè di una sola sillaba -, che proprio perché prive di accento proprio, per poter essere pronunciate devono “appoggiarsi” ad altre parole. In particolare:

se si appoggiano alla parola che la segue si chiamano proclitiche (= “piegate in avanti”). Esse sono: articoli determinativi (il , lo, la, i, gli, le); le particelle pronominali (mi, ti, ci, si, vi, me, te, ce, ve, ne, lo, la, li, gli); avverbi (ci, vi, ne); preposizioni (di, a, da, in, con, su, per, tra, fra); congiunzioni (e, o, se). Le proclitiche si appoggiano alla parola che le segue nella pronuncia ma ne rimangono staccate nella grafia: «Lo faccio da solo»; «Ci verrà a trovare»;

se si appoggiano alla parola che le precede si chiamano enclitiche (= “piegate all’indietro”). Esse sono le stesse particelle pronominali e gli stessi avverbi che abbiamo visto sopra; ma in questo caso si saldano alla parola anche nella scrittura: «Salutalo!»; «Verrà a trovarci»; «Portale con te!».

Attenzione! In caso di incertezza usate il dizionario.

Per chi è straniero, ma anche per chi parla l’italiano dall’infanzia, non è sempre spontaneo pronunciare correttamente le parole, facendo cadere l’accento tonico sulla sillaba giusta. Ad esempio: si dice rùbrica o rubrìca, èdile o edìle, persuàdere o persuadére? Il dizionario suggerisce rubrìca, edìle e persuadére.

Perciò in caso di incertezza consultate il dizionario, che vi indicherà sempre le parole con il giusto accento.

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