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Canto 22 Inferno riassunto

Il canto 22 dell’Inferno di Dante è il prosieguo del canto precedente; si svolge sempre nella quinta bolgia dell’ottavo cerchio (Malebolge), dove sono puniti i barattieri, cioè tutti coloro che, abusando della loro posizione pubblica, hanno elargito permessi e privilegi, in cambio di denaro o altro vantaggio personale. Sono immersi nella pece bollente e tormentati dai Malebranche, diavoli armati di uncini.

Canto 22 Inferno riassunto

L’inizio del canto XXII Inferno vv. 1-12

L’inizio del canto 22 Inferno (canto XXII Inferno) è strettamente legato alla fine del canto precedente (canto 21 Inferno), dove il diavolo Barbariccia, per dar segno ai suoi compagni di muoversi, fa un peto (ed elli avea del cul fatto trombetta v. 139). Un segnale così strano, dice Dante, non l’aveva mai visto in tutta la sua vita. Quindi Dante passa in rassegna i vari tipi di segnali acustici usati dagli eserciti, ma un segnale d’intesa come quello usato da Barbariccia (che di cul fece trombetta), egli proprio non riesce a trovarlo.

In marcia con i diavoli vv. 13-30

Seguendo una pattuglia di dieci diavoli, Dante e Virgilio continuano il viaggio lungo la quinta bolgia, cercando di scorgere la presenza dei dannati (barattieri) che si agitano sotto il lago di pece bollente che li ricopre. Talvolta affiorano dalla pece con la schiena o con il volto, ma poi si nascondono all’apparire di Barbariccia.

Ciampolo di Navarra vv. 31-90

Uno dei barattieri si attarda troppo e Graffiacane (uno dei dieci diavoli che Malacoda, nel canto precedente, aveva scelto perché scortasse Dante e Virgilio) lo solleva con l’uncino per i capelli, mentre gli altri sollecitano Rubicante (un altro diavolo) a scuoiarlo.

Virgilio, su richiesta di Dante, interroga il malcapitato che dichiara di essere di Navarra (nord-est della Penisola Iberica). Suo padre era un furfante e uno sperperatore e morì suicida; sua madre allora lo mise a servizio presso i signori. Poi, entrò a far parte della corte del re di Navarra Tebaldo II e qui si macchiò del peccato di baratteria.

Ciriatto (un altro diavolo) lo azzanna, mentre Barbariccia vorrebbe infilzarlo col forcone, ma prima acconsente che gli venga rivolta qualche altra domanda. Virgilio allora gli chiede se sotto la pece ci sia qualche italiano. Il dannato Ciampolo rivela la presenza in quel luogo di due alti funzionari della Sardegna, frate Gomita e Michele Zanche.

La zuffa dei diavoli Alichino e Calcabrina vv. 91-151

Il barattiere Ciampolo di Navarra dichiara di essere in grado di richiamare dalla pece, con un fischio convenzionale, altri dannati, a patto che i Malebranche (l’insieme dei diavoli a guardia della quinta bolgia) si allontanino un po’. Il diavolo Cagnazzo fiuta l’inganno, ma il diavolo Alichino accetta la sfida; mentre i diavoli si voltano indietro per un momento, Ciampolo si getta nella pece. Alichino e Calcabrina cercano di riacciuffarlo, si azzuffano tra loro e le loro ali restano invischiate nella pece bollente. Mentre gli altri diavoli vanno in loro soccorso, Dante e Virgilio approfittano della confusione e si allontanano.

 

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