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Canto 31 Inferno: i giganti – riassunto

Il canto 31 dell’Inferno di Dante si svolge tra l’ottavo e il nono cerchio, nel Pozzo dei Giganti, puniti per aver sfidato la potenza divina ed essersi ad essa equiparati. Sono incatenati e  infissi dall’ombelico in giù ed emergono, come enormi torri, dal fondo del pozzo, che circonda il nono cerchio. Sono costretti all’immobilità; solo Anteo si muove per depositare Dante e Virgilio nella prima zona del nono cerchio.

Canto 31 Inferno riassunto

La lancia di Achille vv. 1-6

Il canto 31 Inferno inizia con il riferimento da parte di Dante all’episodio su chi si chiude il canto 30, in cui Virgilio prima rimproverava Dante, facendolo vergognare, e poi lo confortava, facendolo guarire, allo stesso modo con cui la lancia di Achille, prima appartenuta a suo padre Peleo, aveva il potere di guarire le ferite da lei stessa prodotte.

Il pozzo dei giganti vv. 7-18

Dante e Virgilio abbandonano quindi definitivamente la decima e ultima bolgia dell’ottavo cerchio (Malebolge), camminando lungo l’argine che divide l’ottavo dal nono cerchio, e si avvicinano al pozzo infernale. All’improvviso, il suono di un corno richiama l’attenzione di Dante, che subito volge lo sguardo verso il punto da cui il suono proviene. Dante afferma che questo suono infernale fu più forte di quello prodotto dall’olifante suonato dal paladino Orlando per richiamare Carlo Magno, dopo la disfatta nella battaglia di Roncisvalle.

I giganti vv. 19-45

Rivolto lo sguardo nella direzione da cui proviene il suono, attraverso una fitta tenebra, a Dante sembra di scorgere in lontananza una cerchia di torri enormi. Virgilio gli spiega che in realtà quelle torri sono in realtà i giganti posti a guardia del nono cerchio: essi emergono dalla vita in su da un pozzo profondo. Il paesaggio è spaventoso, tanto che Dante si lascia prendere dalla paura.

Il gigante Nembrot vv. 46-81

Il primo gigante che Dante e Virgilio incontrano è Nembrot, il re che a Babilonia fece costruire la torre di Babele, così alta da arrivare al cielo; Dio allora, per punire la sua superbia, fece abbattere l’edificio e confuse le lingue degli uomini, che partecipavano all’impresa. Il linguaggio di Nembrot, infatti, è incomprensibile a tutti ed egli non conosce nessuna lingua parlata da altri.

I giganti Efialte e Briareo vv. 82-111

Più avanti è incatenato il gigante Efialte, che tentò insieme agli altri giganti di scalare l’Olimpo, per questo ora è legato a una catena che gli immobilizza corpo e braccia. Dante vorrebbe vedere Briareo, ma Virgilio gli spiega che è troppo lontano e che comunque è, nell’aspetto, simile ad Anteo, anche se più feroce. Nell’udire queste parole, Efialte si scuote con rabbia, terrorizzando Dante, che però si rassicura vedendo le catene che lo immobilizzano.

Il gigante Anteo vv. 112-145

Dante e Virgilio giungono infine da Anteo, il gigante figlio di Nettuno, che venne ucciso da Ercole. Virgilio gli ricorda le sue imprese e gli promette un’eterna fama per convincerlo a deporli sul fondo del nono cerchio, sul lago ghiacciato di Cocito. Il gigante, che a differenza degli altri giganti non è incatenato, si china, li accoglie nella sua immensa mano e li deposita nel cuore dell’Inferno. Quindi, come l’albero di una nave, torna a raddrizzarsi. Il movimento di Anteo che si piega per deporre Dante e Virgilio nell’ultimo cerchio è paragonato alla torre della Garisenda, a Bologna: essa è inclinata, per cui quando passa una nuvola sembra che sia la torre ad andarle incontro e non il contrario.

 

 

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