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Carthago delenda est (Cartagine deve essere distrutta)

Carthago delenda est (Cartagine deve essere distrutta) abbreviata anche in Delenda Carthago (Sia distrutta Cartagine) è la frase pronunciata ripetutamente in Senato da Marco Porcio Catone, più noto con il nome di Catone il Censore (234-149 a.C.), uomo politico romano.

Perché Catone il Censore pronunciava ripetutamente questa frase?

Egli, vedendo che dopo la seconda guerra punica (218-202 a.C.), Cartagine era rifiorita, voleva mettere in guardia i concittadini dal pericolo rappresentato dalla città fenicia e convincerli della necessità di distruggerla.

La spietatezza contro Cartagine costituì un’eccezione nel pensiero politico di Catone. Egli infatti consigliò sempre ai Romani prudenza e moderazione nel trattare i popoli sottomessi. Al contrario, vedeva la potenza cartaginese come una nemica eterna di Roma, una rivale da distruggere. Invece, i suoi colleghi senatori non gli davano ascolto, anche perché ritenevano che Cartagine fosse talmente lontana da Roma da non rappresentare un pericolo serio.

Catone e i fichi cartaginesi

Si racconta che per convincere i senatori del contrario, un giorno Catone si presentò in Senato con un cesto di fichi e invitò i presenti a gustarli. I senatori, dopo averli mangiati, ringraziarono Catone per il gustoso pensiero. A quel punto egli rivelò loro che i fichi che avevano appena gustato provenivano da Cartagine. Voleva in questo modo dimostrare che se il fico (frutto assai delicato) poteva resistere al viaggio da Cartagine, allora quest’ultima non era poi così lontana da Roma e andava quindi distrutta.

Così quando Cartagine dichiarò guerra a Massinissa, re della Numidia, a causa dei suoi continui soprusi, Roma a sua volta dichiarò guerra a Cartagine.

Carthago delenda est e la terza guerra punica

Il trattato di pace stipulato alla fine della seconda guerra punica impediva infatti a Cartagine di dichiarare guerra senza il consenso di Roma. La terza guerra punica ebbe allora inizio (149-146 a.C.). Si avverava così il desiderio di Catone il Censore, che voleva distruggere Cartagine (Carthago delenda est, Cartagine deve essere distrutta). Egli poi morì nell’anno di inizio della guerra (149 a.C.).

Il generale romano Publio Cornelio Scipione Emiliano (185-129 a.C.) assediò Cartagine per tre anni prima di espugnarla.

Dopo il saccheggio della città, i Romani appiccarono il fuoco e la rasero al suolo. Catturarono i cartaginesi sopravvissuti e li ridussero in schiavitù. Il territorio di Cartagine fu incorporato nello Stato romano come provincia d’Africa.

Secondo la tradizione sulle rovine di Cartagine venne sparso il sale. Si trattò di un atto simbolico per rendere sterili i resti e sancire l’impossibilità di ricostruzione.

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