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Circoncisione ebraica: perché, quando, come avviene

La circoncisione per gli ebrei è il segno del patto tra Dio e la discendenza di Abramo, il capostipite del popolo ebraico.

In questo articolo ti spieghiamo che cos’è la circoncisione, quando viene praticata, chi la fa, come si svolge e come viene regolamentata in Italia.

Che cos’è la circoncisione?

Il termine circoncisione deriva dal latino circumcidere, che significa “tagliare intorno”. Consiste infatti nella rescissione del prepuzio (ossia la pelle che ricopre il glande) dell’organo sessuale maschile. L’intervento, che non risulta essere doloroso, consiste quindi nel rimuovere, in parte o completamente, l’involucro cutaneo all’estremità del pene, al fine di provocare la scopertura permanente del glande. Attraverso questo rito si viene ammessi a far parte della comunità religiosa ebraica.

Quando viene praticata?

Questo importante rito di iniziazione è ancora oggi eseguito dagli ebrei praticanti sui maschi a otto giorni dalla nascita. Il bambino, con la circoncisione, riceve il suo nome ebraico, tant’è che fino a quel momento non si usa nominare il bambino, poiché il nome viene comunicato e registrato solo al momento della circoncisione. Alla cerimonia sono presenti anche parenti e amici.

Chi esegue la circoncisione? Come fa?

La circoncisione continua a essere effettuata dal mohal, o circoncisore. Consta di tre fasi principali: il taglio, il rovesciamento della mucosa sottostante e la suzione del sangue della ferita.

Il taglio si effettua con il cosiddetto bisturi del circoncisore, un coltello dotato di una lama quasi sempre affilata dalle due parti, in considerazione del riferimento, in un Salmo, a coloro che inneggiano a Dio con la spada a doppio filo nella loro mano.

Il rovesciamento della mucosa sottostante non presenta particolarità, diversamente, invece, dalla suzione del sangue della ferita effettuata attraverso una pipetta sterile o con una siringa senza ago. In questo caso, si appoggia la punta della siringa senz’ago e si apira con lo stantuffo. In ogni caso, il significato della suzione, che ne rende indispensabile l’atto, è quello di garantire l’afflusso del sangue a livello periferico cosicché, dal punto di vista religioso, si abbia la certezza dell’uscita del “sangue dell’Alleanza” e, dal punto di vista medico, tale afflusso aumenti il numero delle piastrine a livello periferico favorendo, così, la cicatrizzazione post operatoria.

La circoncisione in Italia

La circoncisione ebraica in Italia è regolamentata da un accordo speciale tra lo Stato e l’Unione delle comunità ebraiche italiane, che riconosce la possibilità di effettuare la circoncisione nell’ambito della comunità stessa.

Va detto che in questo caso la circoncisione è effettuata da un “circoncisore rituale autorizzato” chiamato “mohal”, che per diventare tale deve seguire un corso di formazione dedicato sia agli aspetti religiosi della pratica, sia alle fondamentali norme igieniche e di sicurezza. Esiste anche un Albo nazionale dei mohalim (plurale di mohal), per l’iscrizione al quale essere medico è consideraato titolo preferenziale (ma non necessario).

Prima di eseguire la circoncisione, il mohal si impegna a ottenere il consenso informato da parte dei genitori e a informare il pediatra del bambino del fatto che questa verrà eseguita a breve, per “verificare insieme le condizioni di salute permettenti l’intervento”. È tenuto inoltre all’attuazione di tutte le norme e precauzioni necessarie per garantire la sicurezza del neonato, all’utilizzo di strumenti sterili o monouso, a seguire il neonato fino a cicatrizzazione completa e a tenere un registro di tutte le circoncisioni effettuate e di eventuali complicanze.

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