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Culto di Mitra origine e diffusione

Il culto di Mitra, originario della Persia, risale già al 2000 a.C. Il culto del dio Mitra si diffuse poi in India e in Mesopotamia e, in età ellenistica, giunse in Asia Minore.

Dall’Asia Minore, nel corso del I secolo d.C., arrivò in Occidente probabilmente grazie agli eserciti romani stanziati nelle regioni orientali dell’Impero di Roma. Qui, raggiunse l’apice nei primi secoli dell’era cristiana, tra il II e il IV secolo.

Mitra, nella mitologia persiana, era la personificazione della luce, l’intermediario tra gli uomini, con le loro oscure sofferenze, e la somma divinità celeste, altrimenti irraggiungibile.

In Occidente però il culto subì notevoli trasformazioni. Il dio Mitra fu infatti venerato come divinità autonoma. A questa antica divinità si faceva risalire l’origine del cosmo.

Mitra e l’origine del cosmo

La nascita di Mitra dalla roccia di una caverna era celebrata il 25 dicembre (data prossima al solstizio d’inverno). Secondo il mito, dei pastori avevano assistito al prodigioso evento e subito avevano adorato il dio, offrendogli doni.

Mitra aveva poi catturato e ucciso la prima creatura vivente, il toro. Dal sangue del toro ebbero origine tutte le forme di vita, vegetali e animali. Il dio delle tenebre aveva poi tentato di soffocare la nuova vita, ma Mitra lo sconfisse e banchettò con il Sole per suggellare l’alleanza, infine ascese al cielo.

Verità di fede e principi morali del mitraismo

Secondo il mitraismo, quando un uomo nasce, la sua anima immortale lo accompagna sulla Terra ma, allontanandosi dal cielo, si contamina. Nel corso della vita terrena, l’anima si può purificare attraverso la conoscenza e il comportamento corretto.

Alla morte dell’uomo, avviene una lotta tra le potenze del Bene e del Male, per impossessarsi dell’anima; il dio Mitra interviene a favore dei suoi seguaci e permette all’anima di risalire verso il cielo.

Il culto di Mitra a Roma

A Roma, il culto del dio Mitra rientrava tra i culti misterici.

I seguaci di Mitra si raccoglievano in piccole comunità fraterne (dalle quali erano escluse le donne). In esse non si facevano distinzioni di ricchezza o posizione sociale. I fedeli praticavano sacrifici animali, riti di purificazione (l’immersione in acque sante, il digiuno), banchetti sacri con offerta di pane e di vino.

Non esisteva una classe sacerdotale dedita esclusivamente al culto mitraico: tutti i membri svolgevano altre professioni, civili e militari.

I mitrei

Le cerimonie si svolgevano in un piccolo santuario, detto mitreo, costruito o scavato nel sottosuolo. In genere si trattava di stanze rettangolari di circa 8×15 metri, con accesso sul lato corto rivolto a est. I lati lunghi erano occupati da triclini, su cui gli adepti si sdraiavano per seguire le cerimonie e per consumare i pasti sacri.

Sul lato opposto all’entrata, si trovava una nicchia. In essa si collocava l’immagine di Mitra nell’atto di sacrificare il toro, sottoforma di statua, bassorilievo oppure affresco.

 

 

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