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Concilio di Trento, la reazione cattolica

Il Concilio di Trento si svolse dal 13 dicembre 1545 al 15 dicembre 1563; durante il suo corso furono gettate le basi della Controriforma o Riforma cattolica.

Concilio di Trento riassunto

Il Concilio di Trento fu convocato nel novembre del 1542 da papa Paolo III, dietro anche le pressanti richieste di Carlo V d’Asburgo impegnato in suolo tedesco nella dura lotta contro i principi luterani riuniti nella Lega di Smalcalda.

La scelta cadde su Trento per non dispiacere né i cattolici né i protestanti. La città, infatti, era italiana ma apparteneva territorialmente all’Impero.

Indetto per il 1° novembre 1542, il Concilio di Trento ebbe però inizio solo il 13 dicembre del 1545, a causa della guerra tra Carlo V e Francesco I, re di Francia.
Col pretesto di un’epidemia di tifo, il Concilio di Trento fu poi trasferito, nel marzo 1547, a Bologna, dove i lavori proseguirono fino al 1549, anno della morte di Paolo III. Riaperto a Trento da Giulio III nel 1551 fu nuovamente sospeso nel 1552. Dopo un’interruzione di dieci anni voluta da papa Paolo IV Carafa, il Concilio di Trento venne ripreso nel gennaio del 1562 e portato a termine nel dicembre del 1563 da Pio IV Medici.

I protestanti fin dall’inizio decisero di non prendervi parte. Essi infatti non accettarono il ruolo preminente del papa e la partecipazione dei soli ecclesiastici, che contraddiceva il principio luterano del sacerdozio universale dei credenti. L’incontro divenne allora un’assemblea interna al mondo cattolico.

Concilio di Trento conclusioni

Sul piano della dottrina il Concilio di Trento ribadì la validità di tutti e sette i sacramenti, confermando la presenza reale del Cristo nell’eucarestia e il battesimo dei neonati. Contro la tesi di Martin Lutero del sacerdozio universale dei credenti il concilio riaffermò la netta separazione tra clero e laicato e la superiorità del primo sul secondo, insieme con l’istituzione divina del clero.

Contro le tesi luterane del “libero esame” del testo sacro, la Chiesa si propose con forza come unica interprete delle Sacre Scritture e dichiarò autentica la versione latina ufficiale della Bibbia (la cosiddetta Vulgata di san Girolamo).

Alla tesi della giustificazione per la fede contrappose il  principio che la salvezza si ottiene sì per mezzo della fede ma anche delle opere, realizzate in seno alla Chiesa e da essa disciplinate. Il Concilio di Trento raccomandò anche la venerazione dei santi e della Vergine.

Sotto il profilo della disciplina fu ribadito l’obbligo del celibato ecclesiastico e quello della residenza, ovvero tutti i sacerdoti (vescovi compresi) con funzioni pastorali erano tenuti a risiedere nella circoscrizione loro affidata. Ai vescovi fu imposto di effettuare visite regolari nelle parrocchie della loro diocesi (le cosiddette visite pastorali) per controllare il comportamento dei fedeli e vigilare sulla disciplina degli ecclesiastici e garantire il decoro del clero.

Fu inoltre imposto l’uso del latino come lingua universale della Chiesa. Per combattere la tradizionale ignoranza del clero, fu creata una rete di seminari. Scopo dei seminari non era soltanto quello di formare intellettualmente e religiosamente gli ecclesiastici, essi miravano anche a infondere un atteggiamento morale.

Fu istituito il catechismo da insegnare ai fedeli nella lingua corrente, al fine di contrastare l’ignoranza religiosa e combatterre gli errori dottrinali diffusi dalla Riforma protestante.

Nel 1542 l’Inquisizione fu sostituita dal Sant’Uffizio, una congregazione unica e permanente che interviene in tutti i casi in cui si giudica messa in pericolo la cattolicità della fede (l’attuale Congregazione per la Dottrina della Fede). A esso si aggiunse, a partire dal 1564, la Congregazione dell’Indice, con l’incarico di aggiornare l’Indice dei libri proibiti nei Paesi cattolici.

L’attività del Sant’Uffizio fu molto solerte. Nella sua fase iniziale si caratterizzò in particolare per l’azione antiereticale che spesso si concludeva con il rogo. Famoso quello del teologo Giordano Bruno (1548-1600) condannato al rogo nell’anno santo del 1600. A partire dal XVII secolo, invece, l’attenzione del Sant’Ufficio fu rivolta verso il mondo filosofico e scientifico, particolarmente famoso il caso di Galileo Galilei, condannato nel 1663.

Questo argomento è tratto da: Riassunti di Storia-Volume 6 (eBook)

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