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La Legge Merlin, prima e dopo

Prima della Legge Merlin – Un decreto del 1859, voluto dal conte di Cavour, autorizzava l’apertura di case controllate dallo Stato per l’esercizio della prostituzione in Lombardia.
Nel febbraio del 1860 il decreto fu trasformato nella Legge “Regolamento del servizio di sorveglianza sulla prostituzione”. La Legge fissava le tariffe e altre norme, come la necessità di una licenza per aprire una casa e di pagare le tasse per i tenutari, controlli medici da effettuare alle prostitute per contenere le malattie veneree. Il testo definitivo della legge, approvato nel 1888, vietava inoltre l’apertura di case di tolleranza in prossimità di luoghi di culto, asili e scuole e imponeva che le persiane dovessero restare sempre chiuse: di qui il nome di “case chiuse”.

Per tutti i primi anni del 1900 e durante il fascismo non si registrarono variazioni rilevanti nella legislazione sulla prostituzione se non una disposizione di Benito Mussolini degli anni ’30 che imponeva ai tenutari di isolare le case con muri detti “muri del pudore” alti almeno 10 metri. Si arrivò così al 20 settembre 1958, quando a seguito di un lungo dibattito nel Paese, venne introdotto il reato di sfruttamento della prostituzione e si decise di chiudere le case di tolleranza con la cosiddetta Legge Merlin, dal nome della promotrice e prima firmataria, Angelina (Lina) Merlin del Partito Socialista.

La Legge Merlin – Il 6 agosto 1948 la senatrice Lina Merlin presentò il suo disegno di legge per chiudere la case di tolleranza e combattere lo sfruttamento della prostituzione. Prese così il via, nelle aule di Camera e Senato, un lungo iter legislativo che vide la sua conclusione solo nel 1958. Dieci anni per approvare una legge che ancora suscita opinioni controverse.
La Legge Merlin permetteva, inoltre, all’Italia di rispettare la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, con la quale si era impegnata quando aveva aderito all’ONU. La Dichiarazione invitava infatti, fra l’altro, gli stati firmatari a porre in atto “la repressione della tratta degli esseri umani e lo sfruttamento della prostituzione”.

All’epoca fra gli oppositori c’era Indro Montanelli che nel 1956 aveva pubblicato un breve saggio polemico intitolato “Addio Wanda!” che, in certo senso, rispondeva al libro pubblicato l’anno precedente dalla giornalista Carla Voltolina, moglie del futuro presidente Sandro Pertini, e dalla stessa Lina Merlin, intitolato “Lettere dalle case chiuse”.

Dal 1958 ad oggi, il tema della prostituzione continua a rimanere al centro del dibattito politico e innumerevoli sono state le proposte di variazione e di revisione della Legge 75/58, meglio nota come la Legge Merlin.

A Lina Merlin, la prima donna a essere eletta al Senato, va anche il merito dell’abolizione della dicitura «Figlio di N.N.» usato sugli atti anagrafici di coloro il cui padre era ignoto o non aveva provveduto al riconoscimento legale della paternità (Legge 31 ottobre 1955, n.1064), l’equiparazione dei figli naturali ai figli legittimi in materia fiscale, l’abolizione della «clausola di nubilato» nei contratti di lavoro, che sanciva il licenziamento alle lavoratrici che si sposavano (Legge 9 gennaio 1963, n.7).

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