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La pratica del salasso avveniva così

Il salasso è una delle più antiche pratiche mediche. Era assai popolare in Grecia per il pensiero scientifico del grande medico Galeno (II secolo).

Galeno concepiva la buona salute del corpo come uno scorrere armonioso di fluidi e umori interni. La malattia sarebbe stata causata da “ingorghi” di questo flusso o dal defluire di umori inquinati e si pensava perciò al salasso come al rimedio principe per ristabilire l’equilibrio interno.

La pratica del salasso continuò per secoli, cominciò a essere messa in discussione nel XVI secolo. Essa avveniva così: il paziente, dopo essersi seduto su un basso sgabello, prestava il braccio destro all’operazione. Per dare stabilità all’arto, egli teneva saldamente in mano un lungo bastone fissato nel terreno. Il chirurgo apriva una vena con un ago a uncino, mentre con l’altra mano tendeva la pelle per facilitare il defluire del sangue.

Altre volte si preferiva incidere la vena della fronte. In questo caso si metteva il paziente a testa in giù con un fazzoletto stretto intorno al collo a mo’ di laccio emostatico per fare ingrossare le vene da aprire.

Venivano impiegate anche le sanguisughe. Le sanguisughe sono dei parassiti che vivono in acque dolci, la cui bocca possiede tre lamine taglienti. Dopo essersi attaccate con le ventose alla pelle di un essere vivente e aver praticato un incisione, esse ne succhiano il sangue.

La pratica del salasso è un’operazione terapeutica oggi del tutto abbandonata. Il termine salasso ha perso il suo significato originario ed è passato a indicare in tono scherzoso un notevole esborso di denaro. Le sanguisughe, si sa, esistono ancora, ma oggi il loro nome si usa soprattutto in senso figurato per indicare chi ha come abitudine lo spillare in continuazione del denaro o un usurario avido ed esoso.

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