Pecunia non olet, il denaro non puzza: la frase sta a intendere che, qualunque sia la sua provenienza, “il denaro è sempre denaro”.
Chi pronunciò questa frase?
Secondo Svetonio (De vita Caesarum VIII, 23), e in seguito Dione Cassio (Historiae LXV, 14), la frase Pecunia non olet (Il denaro non puzza) fu rivolta dall’imperatore romano Vespasiano (69-79 d.C.) al figlio Tito.
Tito rimproverava il padre Vespasiano per aver imposto una tassa sull’urina (in latino, vectigal urinae) raccolta dalle latrine pubbliche, mentre gli mostrava il denaro ricavatone. Poi gettò alcune monete in uno dei bagni, in segno di sfida al padre. Vespasiano le raccolse e, avvicinatele al naso, avrebbe pronunciato la celebre frase.
Perché Vespasiano mise una tassa sull’urina?
Molte delle abitazioni dell’antica Roma, soprattutto le grandi insulae, erano prive di latrine in quanto mancavano dell’acqua corrente necessaria per far defluire gli scarichi. In età imperiale, lo Stato allora andò incontro alle esigenze della popolazione facendo costruire delle latrine pubbliche, utilizzate da uomini, donne e bambini.
Dall’urina raccolta nelle latrine pubbliche era ricavata l’ammoniaca utilizzata dalla fulloniche (lavanderie e tintorie) per lavare e tingere panni e tessuti. Inoltre, l’urina era ritenuta preziosa anche per la cura di alcune malattie e, in quanto ricca di fosforo e azoto, usata anche nella coltivazione dei campi. I Romani, poi, la utilizzavano anche come sbiancante naturale per i denti. La tassa sull’urina (vectigal urinae) generò quindi un’importante entrata per l’erario.