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Nel capitolo 16 Promessi Sposi assistiamo alla fuga di Renzo da Milano diretto verso Bergamo, al paese del cugino Bortolo. All’osteria di Gorgonzola, Renzo ascolta la relazione che un mercante di Milano dà degli avvenimenti del giorno 12 novembre. Renzo vi compare come uno dei capi del tumulto.
Capitolo 16 Promessi Sposi riassunto
Dopo che Renzo si è divincolato dalle grinfie degli sbirri, viene incitato dalla folla a rifugiarsi in una chiesa o in un convento nelle vicinanze. Ma Renzo ha deciso di lasciare non soltanto Milano, ma addirittura il ducato e rifugiarsi a Bergamo, nel territorio della Repubblica di Venezia, dove il cugino Bortolo, più volte, lo ha invitato a raggiungerlo.
Così, dopo aver messo qualche isolato fra sé e le guardie, allenta il passo e studia la persona adatta e il modo meno compromettente di chiedere quale strada imboccare per uscire da Milano dalla parte giusta.
Renzo ora è diventato diffidente, seleziona gli interlocutori sulla base di giudizi fisionomici. Così vede «quel grassotto», che però a guardarlo in viso sembra un chiacchierone e un curioso; ne vede arrivare, verso di lui, un altro, ma con quegli «occhi fissi» e il «labbro fuori», Renzo ne deduce che sia poco sveglio; poi c’è «quel ragazzotto» che mostra «d’esser anche più malizioso» e forse si divertirebbe a dare indicazioni sbagliate per sviare un forestiero. Finalmente vede un uomo che va di fretta: sicuramente ha le sue faccende da sbrigare e non ha tempo di fare chiacchiere, quindi pensa che risponderà senza fare storie.
Renzo lo ferma e gli chiede esplicitamente la strada da prendere per arrivare a Bergamo; l’uomo gli indica di passare per Porta Orientale; Renzo, frettolosamente, ringrazia e se ne va. L’uomo lo guarda allontanarsi e, mettendo in relazione la domanda fattagli e la «maniera di camminare», formula il suo giudizio su Renzo: quel giovane o ha subito qualche brutto tiro, o ne ha lui uno in mente.
Nell’andare verso Porta Orientale, Renzo ripassa dalla piazza del Duomo, dove vede ciò che resta del falò acceso il giorno prima dai rivoltosi, passa davanti al forno delle Grucce semidistrutto e sorvegliato dai soldati, vede il convento dei Cappuccini e la chiesa dove avrebbe dovuto attendere, e rimpiange di non esservi entrato, andandosi invece a cacciare nel tumulto.
Giunto a Porta Orientale, sorvegliata dai soldati, dominando a stento la voglia di prendere la corsa, se ne esce assumendo un contegno indifferente, «con un andare così tra il viandante e uno che vada a spasso».
Lasciata la città, i problemi, tuttavia, non sono terminati. Infatti, nel Seicento, le strade non hanno indicazioni e non è certo semplice per Renzo indovinare quale strada porti a Bergamo senza contare che, nel suo nuovo stato di ricercato, è prudente ripiegare su viottoli e scorciatoie seminascoste.
Nel darsela a gambe, Renzo non può fare a meno di riflettere e costruire le azioni del giorno prima, per capire come abbia potuto cacciarsi in un tale guaio; i sospetti cadono sullo spadaio Ambrogio Fusella, così gentile da riuscire – lui solo! – a strappargli di bocca nome e cognome. Renzo è ormai certo che si trattasse di un poliziotto travestito.
Dopo aver percorso diverse miglia, camminando a «zig zag per evitare la strada maestra», decide di chiedere indicazioni per trovare un paese posto vicino al confine, perché chiedere di Bergamo gli sembra possa destare sospetto.
Trovata un’osteria, Renzo entra per ristorarsi ma anche per chiedere le informazioni che gli servono. Questa volta Renzo, memore della brutta avventura all’osteria della Luna Piena che gli ha insegnato a diffidare degli sconosciuti e a non parlare dei fatti suoi con il primo venuto, sa «schermirsi dalle domande» della vecchia curiosa, anzi, riesce a volgere a proprio vantaggio «la curiosità della vecchia, che gli domandava dove fosse incamminato», rispondendo di dover «andare in molti luoghi» e di voler «anche passare un momento da quel paese, piuttosto grosso, sulla strada di Bergamo, vicino al confine, però nello stato di Milano…»: «Gorgonzola» gli suggerisce la donna.
Capitolo 16 Promessi Sposi riassunto
Renzo giunge a Gorgonzola prima di sera ed entra in un’osteria, non solo per rifocillarsi ma, soprattutto, al fine di scoprire il punto migliore per guadare il fiume Adda. Si trova, di nuovo, alle prese con un oste ficcanaso; dalla sua malevole curiosità il nostro Renzo si difende a fatica e tutti i suoi sforzi per avere qualche indicazione vanno a vuoto, non gli resta che prorompere nella maledizione contro gli osti: «maledetti gli osti!» «più ne conosco, peggio li trovo», esclama tra sé e rimane zitto e attento a ciò che si dice attorno a lui.
All’osteria arriva un nuovo avventore da Milano; si tratta di un mercante di stoffa, fornitore nientemeno che del vicario di provvisione; ha assistito, con grande paura, ai tumulti del giorno prima. Ora, dice il mercante, i disordini a Milano sono terminati, i capi della rivolta sono stati presi e presto saranno impiccati. Il tumulto, aggiunge, è stato ordinato da una lega, sostenuta dai Francesi contro gli Spagnoli. Uno dei capi, un forestiero (il nostro Renzo) preso in un’osteria aveva fatto il diavolo e aveva proposto di ammazzare tutti i signori; gli avevano trovato un fascio di lettere, in cui c’è descritta tutta l’organizzazione del tumulto; si è salvato dalla cattura grazie ai complici, che lo hanno aiutato a fuggire. Il mercante termina il suo discorso dicendo che i fornai sono certo colpevoli di nascondere il grano, ma bisogna impiccarli con processi regolari e tocca comunque al governo della città combattere gli incettatori, mentre le rivolte non possono che portare guai a chi fa il suo lavoro come i bottegai.
Renzo, ora, è sulle spine, è molto turbato dal racconto del mercante; salda rapidamente il conto, esce dall’osteria e s’incammina, affidandosi alla Provvidenza, dice Alessandro Manzoni, lasciando intendere la disperazione e l’incertezza del suo animo.