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Teoria dei due Soli: la teoria politica di Dante

La teoria dei due Soli era una concezione politica medievale, propria della Scolastica, che si opponeva alla Teoria del Sole e della Luna, sostenuta invece dai fautori della teocrazia.

La teoria dei due Soli era sostenuta anche da Dante Alighieri, perché essa si legava bene con la sua posizione di guelfo bianco, che riconosceva l’autorità papale ma ne rifiutava l’ingerenza nel governo della città di Firenze e non precludeva la possibilità di un ritorno dell’imperatore: Dante infatti fu un convinto sostenitore di Enrico VII di Lussemburgo.

La teoria politica di Dante

Nel contrasto tra Impero e Papato Dante, pur sostenendo la parte guelfa (e quindi il Papato) era convinto dell’importanza di un potere imperiale forte, sulla base di tre prìncipi:

l’istituzione imperiale è necessaria: l’Impero deve provvedere al benessere materiale degli uomini;

il potere imperiale è legittimo ed è nato per volontà di Dio;

l’Impero e il Papato sono istituzioni autonome e indipendenti; ognuna è paragonabile al Sole che brilla di luce propria (teoria dei «due soli»).

Dante è quindi convinto che Impero e Papato siano fondamentali, entrambi autonomi e indipendenti l’un dall’altro, poiché entrambi derivano la loro autorità direttamente da Dio: il primo detiene il potere temporale, mentre il secondo è il punto di riferimento morale e religioso.

La Teoria dei due Soli nel De Monarchia di Dante

Il poeta, nel terzo libro del trattato politico De Monarchia, ritorna sulla teoria dei due Soli: Impero e Chiesa.

Dante respinge la tesi teocratica che fa discendere l’autorità dell’imperatore da quella del papa (leggi Teoria del Sole e della Luna). Entrambe derivano infatti da Dio e assolvono due funzioni diverse: perché la principale responsabilità dell’imperatore è di guidare lo spirito umano verso la felicità terrena, mantenendo la pace attraverso l’applicazione delle leggi, esattamente come la Provvidenza ha affidato al papa il dovere di guidare l’anima cristiana verso la beatitudine celeste, attraverso la predicazione della Parola di Dio. Come ultima affermazione Dante riconosce che l’imperatore debba usare nei confronti del papa un atteggiamento rispettoso, come un figlio al proprio padre.

 

 

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