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Madame de Staël e la polemica coi classicisti

Madame de Staël, nacque a Parigi il 22 aprile 1766 dal banchiere ginevrino Necker, ministro di Luigi XVI. Era una donna dal temperamento irrequieto e appassionato; dotata di vivacità intellettuale, di formazione illuministica e di orientamenti liberali.

Nella Parigi di fine Settecento animò un celebre salotto politico-letterario, in rue du Bac. Nel 1800 dovette però lasciare la Francia, perché le sue posizioni antinapoleoniche suscitarono l’ostilità di Napoleone Bonaparte. Si stabilì allora nel castello di Coppet presso Ginevra, che fu punto d’incontro della migliore intellettualità liberale europea.

Alternò al soggiorno svizzero frequenti viaggi in Germania dove conobbe Wilhelm August von Schlegel, Wolfgang Goethe e Friedrich Schiller, e in Italia dove entrò in contatto con Vincenzo Monti, Ippolito Pindemonte, Alessandro Verri.

L’Italia le ispirò il romanzo, pubblicato nel 1807 (tre anni dopo la promulgazione del Codice Civile di Napoleone), Corinne ou l’Italie (Corinna o l’Italia) un’appassionata storia d’amore che si svolge soprattutto in Italia tra Roma, Napoli, Venezia e Firenze.

Dopo un nuovo viaggio a Vienna, che le consentì nuove esperienze e nuove osservazioni, Madame de Staël scrisse De l’Allemagne (Della Germania). Il libro fu stampato prima a Parigi nel 1810, ma l’edizione fu sequestrata e distrutta, poi a Londra nel 1813. Con esso Madame de Staël si proponeva di far conoscere la Germania e la proponeva come esempio alla Francia, che, dopo il grande sforzo rivoluzionario, sembrava essersi inaridita e cristallizzata in forme e strutture convenzionali.

Sulla maniera e sull’utilità delle traduzioni

Il 1° gennaio 1816 venne pubblicato, sul primo numero della Biblioteca italiana (un periodico milanese sorto per iniziativa del governo austriaco), il celebre articolo di Madame de Staël (tradotto da Pietro Giordani) che diede l’avvio alla polemica classico-romantica in Italia.

L’articolo, che era intitolato “Sulla maniera e sull’utilità delle traduzioni”, criticava a fondo la letteratura italiana contemporanea, accusandola di essere inattuale, sterile, archeologica, e invitava gli italiani a mettersi al passo con i tempi, abbandonando l’imitazione dei classici e aprendosi, attraverso la traduzione degli scrittori stranieri, alla conoscenza e allo studio degli autori che avevano rinnovato le lettere e le arti in Europa.

L’articolo suscitò subito violente e appassionate reazioni, ma ebbe il merito di far venire alla luce energie e idee nuove.

Nel corso di quello stesso 1816, infatti, uscirono numerosi saggi e opuscoli, oggi considerati “manifesti” del Romanticismo italiano: Intorno all’ingiustizia di alcuni giudizi letterari italiani di Ludovico di Breme; le Avventure letterarie di un giorno di Pietro Borsieri; la Lettera semiseria di Grisostomo al suo figliolo di Giovanni Berchet. Più tardi si aggiunsero le Considerazioni sul “Giaurro” di Byron del Di Breme e le Idee elementari sulla poesia romantica di Ermes Visconti.

Madame de Staël morì a Parigi il 14 luglio 1817.

 

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