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Polibio, storico greco, vita e opere – riassunto

Polibio, massimo storico dell’età ellenistica, nacque attorno al 200 a.C. a Megalopoli, in Arcadia. Nel 168 a.C. fu condotto a Roma come ostaggio, insieme a mille altri, a seguito della terza guerra macedonica.

Colto, acuto, grande viaggiatore, entrò subito in amicizia con il suo vincitore Lucio Emilio Paolo e con Scipione l’Emiliano. Seguì Scipione Emiliano in molti viaggi e campagne militari come la terza guerra punica, conclusasi con la distruzione di Cartagine (146 a.C.). Nello stesso anno i Romani distrussero anche Corinto. Polibio fu allora prezioso intermediario fra Romani e Greci per placare odi e risentimenti.

Quasi settantenne accompagnò ancora Scipione Emiliano nell’impresa di Numanzia (134-133 a.C.) e assisté anche al convulso periodo che vide il tribunato di Tiberio Gracco e la sua tragica conclusione.

Polibio morì ultraottantenne nel 124 a.C. (secondo altri nel 118), forse in seguito a una caduta da cavallo, pochi anni dopo l’oscura fine di Scipione Emiliano.

Polibio: le Storie

L’opera principale di Polibio sono le Storie. L’opera tratta le vicende che vanno dal 264 a.C., cioè dall’inizio della prima guerra punica, fino al 144 a.C., quando il dominio di Roma su tutto il bacino del Mediterraneo era ormai consolidato.

Dei 40 libri che componevano le Storie sono sopravvissuti integri solo i primi 5 libri; degli altri, fino al XVIII, possediamo ampi estratti. Per estratti (gli Excerpta historica), ma di estensione più ridotta, è giunto anche il resto dell’opera, nella raccolta ordinata dall’imperatore bizantino Costantino VII Porfirogenito (X secolo d.C.).

Argomento delle Storie

Le Storie sono così articolate:

I – II libro: riassunto degli avvenimenti compresi fra il 264 e il 220 a.C.
III – V libro: seconda guerra punica fino alla battaglia di Canne (216 a.C.)
VI libro: analisi della costituzione romana e delle varie forme di governo, del loro sorgere e del loro degenerare.
VII – XL: racconto annalistico degli eventi accaduti in Oriente e in Occidente fino al 144 a.C.

Ideologia e finalità delle Storie

Secondo Polibio, l’Impero romano è stato voluto dal Fato e trova la sua forza nella costituzione mista. Essa accorda i tre regimi possibili: monarchia, aristocrazia e democrazia; rispettivamente rappresentate dai consoli, dal senato e dai comizi popolari.

Analizzando la storia romana, Polibio manifesta la sua ammirazione verso i Romani anche per il loro modo di concepire la religione (la religione romana), come instrumentum regni: essi infatti sono riusciti a trasformarla in una garanzia dell’ordinamento sociale.

Polibio è convinto dell’assenza degli dèi dalle azioni umane, ma non mancano i riferimenti al Fato (il Destino), una forza irrazionale che sfugge alle spiegazioni razionali.

Con le Storie, Polibio insegnò ai Romani a raccontare la storia con attenzione alle cause e agli effetti; a cercare e individuare la verità oggettiva e la vera causa degli eventi fondamentali, distinguendo fra «causa vera», «causa apparente» e «inizio concreto» degli eventi; a riacquistare la funzione di magistra vitae, perché è possibile, sulla base di ciò che è già successo, fare previsioni sicure sul futuro; a rifuggire dagli abbellimenti.

Polibio Storie: lingua e stile

La lingua è essenziale e precisa (soprattutto nella descrizione di eventi militari); per quanto riguarda il lessico, si basa sulla koiné; lo stile esclude abbellimenti retorici.

Polibio: le altre opere

Altre opere di Polibio, oggi perdute, erano la Vita di Filopemene in tre libri, gli opuscoli Sulla tattica e Sull’abitabilità della zona equatoriale e la monografia sulla guerra di Numanzia.

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