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Assassinio di Umberto I di Savoia, 29 luglio 1900

L’assassinio di Umberto I di Savoia, re d’Italia, avvenne il 29 luglio 1900, a Monza. A ucciderlo, con tre colpi di pistola, fu l’anarchico Gaetano Bresci.

Umberto primo era salito al trono nel 1878 alla morte del padre, Vittorio Emanuele II, primo re d’Italia.

Il 29 luglio 1900 il re Umberto I stava rientrando in carrozza alla Villa Reale dopo aver assistito a dei giochi ginnici e aver premiato i vincitori quando Gaetano Bresci gli sparò da distanza ravvicinata. L’assassinio di Umberto I avvenne sotto gli occhi della popolazione festante che salutava il re.

Emigrato tempo prima a Paterson, sobborgo di New York, Gaetano Bresci era rientrato appositamente dagli Stati Uniti con lo scopo di uccidere Umberto I. Intendeva così vendicare la strage avvenuta a Milano nel 1898, quando l’esercito, al comando del generale Bava Beccaris, aveva fatto fuoco sulla folle inerme. Il popolo, affamato in seguito all’aumento del costo del pane, era infatti insorto dando l’assalto ai forni. Umberto I non aveva esitato ad autorizzare l’impiego di cannoni provocando oltre cento vittime tra i manifestanti.

In particolare, Gaetano Bresci decise di armarsi e compiere il regicidio quando fu diffusa la notizia che il re Umberto I di Savoia aveva addirittura insignito il generale Bava Beccaris.

 

Gaetano Bresci, l’uccisore di Umberto primo, venne condannato all’ergastolo. Il 22 maggio 1901 fu trovato cadavere nella sua cella nel carcere di Santo Stefano, davanti Ventotene, ufficialmente suicidatosi.

A Umberto I successe il figlio Vittorio Emanuele III. Questi fu re per 46 anni, dall’età di Giolitti a quella di Mussolini. Abdicò il 9 maggio 1946 in favore del figlio che portava il nome del nonno ucciso e che regnò per meno di un mese. Umberto II di Savoia rimase infatti sul trono fino al referendum del 2 giugno 1946, che istituì la repubblica.

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