Home » Riassunti » Canto 7 Purgatorio riassunto

Canto 7 Purgatorio riassunto

Il canto 7 del Purgatorio di Dante Alighieri si svolge nella seconda balza dell’Antipurgatorio. Qui sono puniti i negligenti che trascurarono i loro doveri spirituali perché distratti da eccessivo amore per le cose terrene. Devono attendere nell’Antipurgatorio per un periodo corrispondente a quanto vissero, prima di poter iniziare il processo di espiazione dei peccati.

La prima parte del Canto 7 Purgatorio è occupata dal colloquio tra Sordello e Virgilio; nella seconda parte, Dante, attraverso le parole di Sordello, mostra le misere condizioni dei regni cristiani simbolicamente rappresentate dall’amarezza con cui i sovrani della generazione precedente a quella di Dante deplorano l’inettitudine dei loro discendenti e dunque la corruzione e la meschinità del presente.

Purgatorio canto 7 riassunto

Virgilio e Sordello vv.1-63

Dante e Virgilio sono con Sordello, incontrato nel canto precedente. Sordello chiede loro chi siano. Si presenta per prima Virgilio. Precisa di essere morto durante l’impero di Ottaviano Augusto (Virgilio morì nel 19 a.C.), prima della venuta di Cristo e prima, dunque, che le anime potessero accedere al Purgatorio per salvarsi.

Sordello, sorpreso e commosso, chiede a Virgilio se provenga dall’Inferno. Virgilio racconta i motivi del suo viaggio assieme a Dante nell’Inferno, voluto da Dio, e spiega che la sua dimora eterna è il Limbo, dove il tormento non è fisico ma spirituale, perché manca la speranza. Qui si trovano i bambini morti senza battesimo e i grandi dell’antichità, che morirono prima della venuta di Cristo. Egli dunque non si è macchiato di nessuna colpa.

Infine, Virgilio chiede a Sordello se c’è una strada per arrivare più rapidamente alla porta del Purgatorio. Sordello si offre di accompagnare Dante e Virgilio fin dove gli sarà permesso ma, notando che sta per calare la notte, spiega loro che con il buio è impossibile proseguire la salita, perché esso causa un senso d’impotenza (per allegoria: senza la luce della Grazia divina non si può proseguire sulla strada della salvezza) dunque, conviene sostare in un luogo dove si trova un gruppo appartato di anime.

La valletta fiorita vv. 64-90

Seguendo Sordello, Dante e Virgilio giungono in una valletta ricoperta di erba e fiori bellissimi, invasa da dolci profumi. Sul tappeto d’erba, siedono anime che stanno cantando tutte insieme il Salve Regina. Sordello indica a Dante e Virgilio le anime di alcuni principi che, dopo le lotte che li divisero in vita, ora si mostrano concordi.

I principi negligenti vv. 91-136

Seduto nel punto più alto, c’è Rodolfo I d’Asburgo, incoronato re di Germania e d’Italia nel 1273, che si disinteressò delle sorti d’Italia; lo conforta Ottocaro II di Boemia, storico avversario di Rodolfo; seduti accanto vi sono Filippo III l’Ardito, re di Francia dal 1270 al 1285, ed Enrico I di Navarra, rispettivamente padre e suocero di Filippo il Bello: entrambi sono tormentati dal sapere che questi è causa della rovina della Francia. Pietro III d’Aragona e Carlo I d’Angiò, in vita nemici (Pietro III contese a Carlo I il trono di Sicilia), ora cantano insieme. E ancora: Enrico III d’Inghilterra, re dal 1216 al 1272, e, seduto più in basso, Guglielmo VII, marchese di Monferrato dal 1254 al 1292, la cui morte causò sanguinose lotte per i suoi possedimenti.

La descrizione si chiude con un accenno alla teoria della nobiltà, che non si eredita alla nascita ma si acquisisce con le opere: e in questo Sordello si riferisce ai figli di questi sovrani, indegni nella loro azione politica delle virtù paterne.

Ultimi articoli

Giochi

Sullo stesso tema