Il ginnasio nell’antica Grecia (gymnasiòn in greco e gymnasium in latino) era il luogo deputato all’educazione fisica dei giovani e degli efebi in particolare. In seguito divenne anche il luogo dove si tenevano lezioni di varie discipline.
L’allenamento sportivo era parte integrante del processo di formazione dei giovani greci: allenare il corpo era importante tanto quanto allenare la mente e ogni singola polis si adoperava per fornire loro i luoghi e gli strumenti più adatti per potenziarne le doti fisiche. I giovani maschi greci potevano accedere ai ginnasi a partire dai 12 anni. Non erano ammessi i servi e di solito ne erano esclusi i forestieri, anche se liberi e Greci.
Ginnasio nell’antica Grecia: com’era fatto
Originariamente era semplicemente uno spazio all’aperto, inserito all’interno di un parco o di un bosco sacro, con piste per la corsa e aree deputate ai diversi esercizi di atletica. I principali sport praticati, sotto la guida di un maestro, erano la lotta, il salto, la corsa, il lancio del disco e il pugilato. Questi esercizi erano svolti a corpo nudo – da cui il nome di ginnasio (gymnòs = nudo, in greco) – sia per essere sciolti nei movimenti sia per esaltare l’atleticità dei corpi.
Successivamente, esso divenne un’area architettonica complessa, che poteva raggiungere dimensioni imponenti. Comprendeva le palestre, ambienti destinati agli esercizi: cortili quadrati o rettangolari, circondati da portici coperti, cosparsi di sabbia e su cui si aprivano stanze per le abluzioni e vasche per i bagni caldi.
A partire dal V secolo a.C. il ginnasio divenne anche luogo di ritrovo e di cultura e molti retori, grammatici e filosofi tennero il loro insegnamento nei ginnasi. Tuttavia non persero mai lo scopo originario, ovvero l’allenamento quotidiano dei giovani.
Ad Atene i ginnasi più famosi erano all’interno dell’Accademia, fondata da Platone, che qui insegnò dal 387 a.C. fino alla morte, del Liceo, fondato da Aristotele nel 335 a.C. e del Cinosarge, destinato ai figli illegittimi e ai figli di madre non ateniese, che quindi non godevano del diritto di cittadinanza ateniese.
