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La Via della seta nell’antichità

La Via della seta era l’insieme dei percorsi terrestri, marittimi e fluviali che dalle pianure della Cina settentrionale, costeggiando il deserto del Gobi e, attraversando l’Asia centrale, conducevano all’altopiano iranico e alla Mesopotamia, e da qui ai porti del Mediterraneo.

L’itinerario, lungo circa 8000 chilometri, costituiva il principale asse di comunicazione tra il Mediterraneo e l’Asia, tra l’impero romano e l’impero cinese.

Questi percorsi variarono nel tempo adattandosi alle circostanze politiche ed economiche delle aree attraversate.

In età romana, ad esempio, la Via della seta si snodava grosso modo lungo il seguente percorso: partendo da Luoyang, grazie alla protezione offerta dalla Grande Muraglia, attraversava gli altopiani dell’Asia centrale giungendo a Samarcanda; da qui, lungo l’altopiano iranico e l’Asia Minore, arrivava nel Mediterraneo.

Lungo la Via della seta si scambiavano non solo merci, ma anche culture, religioni, forme artistiche, conoscenze tecniche.

Tra le merci scambiate c’era la seta, ricercatissima dai ricchi romani e disposti a pagarla a peso d’oro. Essi credevano che i fili di seta pendessero da alberi rari che si trovavano in Cina, un paese altrettanto sconosciuto ai confini del mondo. D’altra parte, il segreto della fabbricazione della seta era custodito gelosamente dell’imperatore cinese, che ne deteneva il monopolio.

L’importanza della Via della seta è enorme perché nel I secolo a.C. mise per la prima volta in contatto due mondi che si ignoravano a vicenda: la civiltà romana e la civiltà cinese. Poi mise in contatto la civiltà cinese con la civiltà araba e infine con la nuova civiltà europea.

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