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Indice dei libri proibiti dalla Chiesa cattolica

L’Indice dei libri proibiti (Index librorum prohibitorum) fu pubblicato per la prima volta nel 1558 dal Tribunale ecclesiastico del Sant’Uffizio, per decreto del pontefice Paolo IV. Si trattava di un elenco ufficiale delle pubblicazioni ritenute contrarie ai rigidi principi della dottrina e della morale cattolica, ovvero di opere ritenute «scandalose, pericolose o eretiche».

Perché fu creato l’Indice dei libri proibiti?

Linvenzione della stampa a caratteri a mobili nel 1438 a opera del tedesco di Magonza Johann Gutenberg da una parte determinò un continuo aumento del numero e della varietà di volumi in circolazione e il progressivo abbassamento dei prezzi, dall’altro il graduale innalzamento del livello di istruzione della popolazione. Tale processo fu agevolato anche dalla stampa di testi non più solo in latino, lingua conosciuta e compresa da pochissimi, ma anche in volgare, cosa che rese la cultura fruibile a un numero molto più elevato di persone. Però la diffusione della cultura, e quindi della capacità critica, preoccupò le autorità, inducendole a operare il controllo.

Nel periodo della Riforma protestante, la diffusione dei testi in volgare garantiva l’aumento del numero dei fedeli che potevano apprendere i contenuti della nuova dottrina. Per contrastare questo fenomeno le autorità cattoliche reagirono con la censura, che consisteva nel controllo sistematico dei libri che ai fedeli era permesso leggere e possedere.

A partire dal papato di Paolo IV (1476-1559) l’attenzione delle autorità ecclesiastiche si rivolse principalmente ai testi di contenuto religioso o dottrinale. Una volta individuate le opere sgradite o ritenute pericolose si procedeva al loro inserimento nell’Index librorum prohibitorum, l’Indice dei libri proibiti.

Quali furono le conseguenze?

La libera circolazione era garantita solo ai testi che avevano ricevuto l’imprimatur, ovvero l’autorizzazione ecclesiastica alla stampa, dopo aver superato un minuzioso controllo da parte del Santo Uffizio (l’attuale Congregazione per la Dottrina della Fede) istituito da papa Paolo III nel 1542, lo stesso anno in cui indisse il Concilio di Trento.

Quali libri furono inseriti nell’Indice?

Furono iscritti all’Indice dei libri proibiti opere religiose, tra cui alcune edizioni in volgare della Bibbia, testi di autori non cattolici, tutti i trattati di magia e di astrologia. Ricordiamo, poi, tra gli altri, personalità come Galileo Galilei che, oltre a veder proibiti i suoi rivoluzionari scritti di astronomia, fu imprigionato e costretto ad abiurare le sue teorie, o ancor più Giordano Bruno, che per le sue concezioni ritenute eretiche fu condannato e messo al rogo nell’anno 1600.

Tra gli autori e i titoli inseriti alcuni spiccano più di altri, come il De Monarchia di Dante Alighieri; il Decameron di Giovanni Boccaccio; Il Principe di Niccolò Machiavelli; e in epoche successive filosofi come Cartesio o Kant; gli Enciclopedisti; letterati come Giacomo Leopardi, fino a Gabriele D’Annunzio e Eugenio Montale nel Novecento.

Quando fu abolito l’Indice dei libri proibiti?

L’Indice dei libri proibiti, che compare ufficialmente nel 1558, verrà aggiornato continuamente fino alla sua abolizione, il 4 febbraio del 1966.

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