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La commedia: dalle origini in Grecia al Novecento

La commedia: origini in Grecia

La commedia nasce nella Grecia antica come forma di intrattenimento pubblico alternativo alla tragedia. Viene distinta in tre fasi: una commedia “antica”, una commedia “di mezzo” e una commedia “nuova”.

La commedia “antica” – La conoscenza della commedia “antica” si riassume nel nome del commediografo greco Aristofane (445-338). Questi, abbandonando le vicende tipiche della tragedia, scrisse opere che prendevano spunto da fatti di attualità politica e sociale a lui contemporanei, avvicinando così al teatro anche più ampie componenti del popolo greco. È solo grazie alle opere di Aristofane che è possibile conoscerne la struttura e i contenuti.
La commedia si apre con un prologo, recitato da uno dei personaggi, in cui sono esposti sia la situazione iniziale da cui trae spunto la vicenda sia il piano che l’eroe comico intende attuare per modificare lo stato di partenza. Poi entra il coro, che intona nell’orchestra un canto in connessione con la vicenda che verrà rappresentata. Inizia l’agone, in cui si scontrano i protagonisti, tra di loro o con il coro, ciascuno portatore della propria opinione. L’aspetto più caratterizzante della commedia antica è la parabasi: nel mezzo della rappresentazione della vicenda la scena rimane vuota, e allora gli attori svestono i costumi di scena e, postisi davanti agli spettatori, discutono con loro di problemi politici, sociali, culturali, letterari. Essi rappresentano il punto di vista dell’autore, il quale si riserva questo spazio per esprimere le proprie idee, sia pure attraverso la mediazione degli attori di scena.

La commedia “di mezzo” – Comprende un arco di tempo di circa sessant’anni, tra il 380 e il 320 a.C., nel corso dei quali la commedia perde tutti i connotati di satira politica, sociale e culturale, per assumere quelli di puro divertimento, concentrando l’attenzione su personaggi stereotipati attraverso i quali si prendono di mira vizi specifici. È nella commedia “di mezzo” che compaiono il soldato fanfarone, il parassita, la ruffiana avida, il cuoco vanitoso, il servo astuto. Tale cambiamento di contenuti comporta una sostanziale rivoluzione anche sul piano strutturale: viene abolita la parabasi e scompare quasi del tutto il coro. I rappresentanti più importanti di questa fase del teatro comico sono Eubulo, Alessi, Antifane, Anassandride.

La commedia “nuova” – Si sviluppa tra la fine del IV secolo e l’inizio del III ed è legata al nome del commediografo greco Menandro (342- 290 ca. a.C.), l’unico autore di cui ci siano pervenute commedie pressoché intere. Come la commedia “di mezzo”, anch’essa non ha la parabasi e il coro, privo di un testo appositamente composto, ha la sola funzione di dividere la commedia in atti. Le vicende sono basate su amori contrastati, conflitti generazionali per rivalità amorosa, equivoci, scambi di persona. Ma ciò che meglio caratterizza il teatro nuovo è la tendenza ad analizzare la psicologia dei personaggi, specialmente quelli femminili; i personaggi perdono l’aspetto del “tipo” per divenire caratteri, ciascuno con una precisa individualità.

Le caratteristiche della commedia greca

Attraverso una progressiva evoluzione nel tempo, la commedia greca assunse i seguenti caratteri definitivi:

  • nell’azione scenica erano coinvolti uomini e dèi, che spesso assumevano sembianze e comportamenti umani; da una situazione iniziale negativa e problematica, attraverso una serie di azioni intricate e complesse, si giungeva alla ricomposizione dell’equilibrio e al lieto fine;
  • i protagonisti, che appartenevano a un rango sociale non elevato, erano vicini per comportamento e mentalità alle persone comuni;
  • venivano trattati argomenti che mettevano in campo gli aspetti più comuni e quotidiani dell’esperienza di ogni uomo e della vita sociale;
  • veniva intenzionalmente sollecitato un procedimento di identificazione del pubblico nei protagonisti e nelle vicende rappresentate;
  • nello stile espressivo, vicino al parlato quotidiano, abbondavano battute anche licenziose, giochi di parole, modi di dire proverbiali, espressioni gergali.

La commedia nel tempo

  • Nel mondo latino i commediografi si ispirarono ampiamente ai lavori dei Greci e fusero elementi di derivazione greca con uno stile dedotto dalla cultura italica e tipicamente popolare: nacquero così le atellane, vere eproprie farse, animate da personaggi fissi. Plauto (259-184 a.C) e Terenzio (190-159 a.C.), i due più importanti autori latini di commedie, sfruttarono la tecnica della contaminazione (cioè l’utilizzo di personaggi e vicende provenienti da storie già narrate da altri autori), creando trame che risultavano nuove, anche se non del tutto originali.
  • Nel Medioevo la commedia scomparve, perché fu ritenuta frivola e diseducativa dalla cultura cristiana. Continuarono a tramandare gli schemi tipici del genere soltanto alcune compagnie girovaghe di guitti e giullari, che affidavano la riuscita degli spettacoli alla prestanza fisica e alla capacità di danzare o cantare, trascurando quasi completamente il testo scritto.
  • Intorno al Cinquecento, in Italia, si verificò una prima ripresa del genere, grazie all’opera dell’autore/attore padovano Ruzante (1496-1542), che scelse come lingua dei suoi dialoghi il proprio dialetto, portando in scena contadini, popolani e altri personaggi umili. Nello stesso periodo, nelle corti dei signori, fiorirono raffinate commedie, ricche di rimandi alla tradizione classica e scritte da colti letterati, quali Ludovico Ariosto e Niccolò Machiavelli.
  • Nella seconda metà del Cinquecento in Italia, attraverso il lavoro di compagnie teatrali di attori girovaghi, nacque la Commedia dell’arte (per un approfondimento leggi Commedia dell’Arte, storia, caratteri, personaggi clicca qui).
  • Come vero e proprio genere letterario la commedia rinacque definitivamente solo nel Seicento, grazie ad autori che seppero infondere nuova linfa creativa nella produzione teatrale, primo fra tutti il francese Molière.
  • Nel Settecento il veneziano Carlo Goldoni operò un radicale rinnovamento del genere, da cui prenderà avvio la commedia moderna (per un approfondimento leggi Carlo Goldoni e la Riforma goldoniana clicca qui).
  • Nel corso dell’Ottocento la commedia andò incontro agli interessi del pubblico borghese, che vedeva il teatro come un luogo di celebrazione del proprio ceto sociale. Nacque così la commedia borghese o “brillante”, caratterizzata dall’abbandono degli elementi caricaturali e buffoneschi, sostituiti da un’arguta satira e da trame complesse.
  • Tra l’Ottocento e il Novecento prese inoltre vita la farsa, un tipo di commedia finalizzata al puro intrattenimento, basata su una trama abilmente congegnata, con battute salaci e una spiccata gestualità. Autori di enorme successo di questo genere furono i francesi Eugène Labiche (1815-1888) e Georges Feydeau (1862-1921). Un caso a parte costituì l’inglese George Bernard Shaw (1856-1950) che, con le sue commedie argute, scritte con un linguaggio diretto, suggerì al proprio pubblico opinioni e scelte ideologiche, criticando la società del suo tempo.

 

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