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Leggi di Norimberga, 1935, promulgate da Hitler

Leggi di Norimberga, cosiddette dalla città da cui furono emanate. Sono le leggi razziali naziste che Hitler promulgò il 15 settembre 1935, durante l’annuale congresso del partito nazista a Norimberga, in Germania.

Le leggi di Norimberga, ovvero le leggi razziali in Germania, rappresentarono una fondamentale tappa nel processo che condusse all’Olocausto negli anni successivi.

Legge di Norimberga sulla cittadinanza del Reich

La prima delle due leggi di Norimberga, la legge sulla cittadinanza del Reich, negava agli ebrei la cittadinanza germanica. Gli ebrei non erano più considerati cittadini tedeschi ma “appartenenti allo stato”, cioè sudditi. Questo comportò la perdita di tutti i diritti garantiti ai cittadini come, ad esempio, il diritto di voto.

Legge di Norimberga per la protezione del sangue e dell’onore tedesco

La seconda legge, la legge per la protezione del sangue e dell’onore tedesco, proibiva i matrimoni e le convivenze tra ebrei e tedeschi. Inoltre la legge proibiva il lavoro di ragazze tedesche al di sotto dei 45 anni di età in famiglie ebree.

Leggi di Norimberga – conseguenze

Due anni prima gli ebrei erano già stati esclusi dagli impieghi pubblici e dalle professioni medica e legale. Intanto alla discriminazione “legale” degli ebrei si aggiungeva una crescente emarginazione dalla vita sociale creata spontaneamente dai cittadini. Molti commercianti infatti vietarono loro l’ingresso nei bar e nei negozi; elettricisti, falegnami, idraulici ebrei persero la loro clientela; gli artisti non trovarono più ingaggi per esibirsi in pubblico.

La persecuzione antisemita subì un’ulteriore accelerazione a partire dal novembre 1938, quando, traendo pretesto dall’uccisione di un diplomatico tedesco a Parigi per mano di un ebreo, i nazisti organizzarono un gigantesco pogrom in tutta la Germania. Quella fra il 9 e il 10 novembre 1938 fu chiamata Notte dei cristalli per via delle molte vetrine di negozi appartenenti a ebrei infrante dalla furia dei dimostranti.

Da allora in poi per gli ebrei rimasti in Germania la vita divenne impossibile: taglieggiati nei loro beni, privati del lavoro, accusati di cospirare contro il Reich e dunque minacciati di nuove violenze e di nuove misure repressive.

Finché, a guerra mondiale già iniziata (la Seconda), Hitler non concepì il progetto mostruoso di una soluzione finale del problema: soluzione che prevedeva la deportazione in massa e il progressivo sterminio del popolo ebraico.

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