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La storia di Atalanta – Mitologia

Atalanta nella mitologia greca era la figlia di Iaso, re dell’Arcadia, e di Climene. Fu abbandonata ancora in fasce in un bosco del monte Partenio, perché suo padre voleva solo figli maschi.

Allattata da un’orsa e raccolta dai cacciatori, crebbe robusta e coraggiosa. In quanto seguace della dea Artemide era dedita alla caccia e agli esercizi fisici, eccellendo specialmente nella corsa. Orgogliosa della propria libertà, disdegnava l’amore e il matrimonio.

Più tardi suo padre Iaso, pentito di averla ripudiata, la riconobbe e la volle con sé alla reggia. Non avendo il re avuto il figlio maschio che desiderava, voleva avere almeno un nipote. Atalanta, sollecitata dal padre a maritarsi, escogitò uno stratagemma per evitare il matrimonio: sfidava coloro che aspiravano alla sua mano a batterla in una gara di corsa, concedendo agli avversari addirittura un cospicuo vantaggio. I pretendenti puntualmente sconfitti, venivano trafitti da un colpo di lancia.

Atalanta e Ippomene – mitologia

Da ultimo si presentò un giorno un giovane aspirante alla sua mano, Ippomene (per altri Melanione). Questi era stato indotto a partecipare alla gara dalla stessa dea dell’amore, Afrodite, che gli aveva promesso il suo aiuto e intanto gli aveva dato tre bellissime mele d’oro.

Ippomene ebbe la meglio su Atalanta ricorrendo all’astuzia: lasciò cadere sul percorso della gara le tre mele d’oro che Afrodite gli aveva donato. Atalanta si fermò per raccoglierle e fu superata da Ippomene (o Melanione) che vinse la gara e ottenne la sua mano.

Atalanta e Ippomene ebbero un figlio, Partenopeo, che diventato adulto fu uno dei migliori  eroi della Grecia e prese parte alla prima guerra tebana.

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