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Colonne d’Ercole: cosa sono e dove si trovano

Le Colonne d’Ercole sono identificate con i promontori che formano lo Stretto di Gibilterra, il tratto di mare che collega il mar Mediterraneo con l’Oceano Atlantico e separa la zona più meridionale della Spagna da quella più settentrionale dell’Africa.

Perché le Colonne d’Ercole si chamano così?

Sono così chiamate perché lì Ercole, eroe mitologico greco, avrebbe piantato le colonne che segnavano il limite estremo e invalicabile del mondo conosciuto.

Le Colonne di Ercole secondo il mito

La storia di Ercole racconta che egli era figlio della mortale Alcmena e di Zeus. Era, moglie di Zeus, per vendetta sconvolse allora la mente del giovane Ercole, che, divenuto preda di un furioso eccesso d’ira, uccise i suoi figli. Per l’espiazione di questo orrendo delitto, Ercole dovette affrontare dodici durissime fatiche.

Una delle dodici fatiche portò Ercole nell’isola di Erizia, estremo lembo occidentale della terra posta nell’Oceano che circonda il mondo. Qui l’eroe avrebbe dovuto rubare degli splendidi buoi rossi.

I buoi appartenevano a Gerione, un mostruoso gigante che aveva tre teste e sei braccia. Per giungere in quel luogo, il semidio intraprese un lunghissimo viaggio attraverso la Tracia, l’Asia Minore, l’Egitto, fino alle coste occidentali dell’Africa e allo stretto di Gibilterra che separa i due continenti.

Qui, in memoria del suo passaggio, innalzò due colonne: l’una era posta sulla rocca di Gibilterra in Europa, l’altra in Africa. Le colonne erano sormontate da una statua raffigurante un uomo, rivolto a est (ossia la direzione da cui provengono i navigatori), recante nella mano destra una chiave e nella mano sinistra una tavoletta con l’iscrizione non plus ultra, ossia non più oltre. Con tale frase, Ercole intese definire il limite del mondo civilizzato, sottolineando il monito per i mortali a non spingersi oltre la propria natura e il volere degli dèi, per non peccare di superbia.

Cosa si immaginava ci fosse oltre le Colonne d’Ercole?

Platone vi collocò la mitica isola di Atlantide.

Per Dante invece, a cinque mesi di navigazione oltre le Colonne, lì si trovava il monte Purgatorio. Ulisse riuscì a vederlo prima che lui e i suoi compagni venissero travolti da un turbine divino (Inferno Canto XXVI).

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