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Glauco e Diomede, Iliade VI (vv.119-236)

Glauco e Diomede si incontrano sul campo di battaglia pronti a combattere.

Glauco e Diomede

Diomede, il più forte dei Greci da quando Achille si è ritirato dalla battaglia dopo lo scontro con Agamennone, ha compiuto imprese straordinarie; ora si accinge a ingaggiare un duello con un altro guerriero. Prima di iniziare il combattimento, tuttavia, si presenta e chiede che l’avversario riveli, a sua volta, la propria identità.

Diomede vuole infatti essere sicuro che il guerriero che gli sta di fronte sia degno di battersi con lui.

Glauco rivela la propria identità: è figlio di Ippoloco, re di Licia, e discende dall’eroe Bellerofonte.

Diomede si rende conto che la sua famiglia è legata a quella di Glauco da un vincolo di ospitalità: suo nonno, Oineo, aveva infatti ospitato Bellerofonte nella sua reggia.

Riconosciutisi come ospiti, i due rinunciano a combattere: scendono a cavallo, si stringono la mano, decidono di scambiarsi le armi come simbolo tangibile del legame che intercorre tra le loro famiglie.

L’ospitalità per i Greci

L’ospitalità per i Greci era un valore molto importante. Si trattava di un vero e proprio dovere rituale, sancito da una stretta di mano e da uno scambio di doni.

Poiché si riteneva che gli ospiti fossero protetti da Zeus, per i Greci era un obbligo accogliere nella loro casa uno straniero, prima ancora di conoscerne l’identità. Era anzi buona norma offrire all’ospite cibo e doni, e solo dopo chiedergli chi fosse.

Il legame di amicizia che così si creava si tramandava di generazione in generazione; si stabiliva un vincolo di ospitalità tra le famiglie, che poteva comprendere anche alleanze matrimoniali o militari.

Oineo ospitando Bellerofonte ha dato quindi inizio a un vincolo di ospitalità che ora si rinnova con Glauco e Diomede.

La similitudine delle foglie

Questa idea della continuità della vita, che procede di generazione in generazione, è espressa da Glauco all’inizio del suo discorso dalla celebre similitudine delle foglie: la vita degli uomini è come quella delle foglie. A una generazione di foglie ne segue un’altra in un succedersi continuo.

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