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Il sergente nella neve riassunto e scheda di lettura

Il sergente nella neve di Mario Rigoni Stern (1921-2008), scrittore italiano del Novecento. Romanzo autobiografico neorealista; racconta l’esperienza dell’autore, all’epoca dei fatti  narrati, sergente maggiore di un reparto di alpini, sulla tragica ritirata degli Alpini dalla Russia, attraverso le gelide steppe, tra la fine del 1942 e l’inizio del 1943, durante la Seconda guerra mondiale.

L’autore Mario Rigoni Stern ha scritto il libro Il sergente nella neve nel 1944 mentre si trovava prigioniero in un lager tedesco, dove era finito dopo l’8 settembre 1943 perché aveva rifiutato di aderire alla Repubblica di Salò; Einaudi pubblicò il romanzo nel 1953.

È considerato un classico del Novecento.

Il sergente nella neve riassunto

Il romanzo può essere diviso in due parti. La prima è incentrata sulla vita che gli Alpini conducono nella trincea, in condizioni igieniche disumane. I soldati in trincea si raccontano tradizioni e avvenimenti che accadono nei rispettivi paesi; durante la notte poi sono impegnati a rispondere al fuoco nemico.

Nella seconda parte viene invece descritta la ritirata degli Alpini dalla Russia. L’esercito russo, infatti, li sta respingendo e comincia ad avere la meglio. L’unico scopo rimasto è tornare a casa, in Italia.

Durante la marcia, i soldati soffrono e patiscono la fame e il freddo, in tanti muoiono.

Finalmente, dopo lunghe ed estenuanti marce, intervallate da battaglie con le milizie russe, Rigoni e i suoi compagni sopravvissuti giungono a una postazione tedesca. Qui si lava, si medica il piede ferito e dorme per due giorni.

Poi riprende il cammino verso casa e arriva in Bielorussia. La strada per tornare in Italia è ancora lunga, ma dalle ultime frasi del racconto si avverte un senso di serenità e speranza: la primavera è alle porte e questo renderà tutto più semplice.

Scheda di lettura

In questo romanzo narratore, protagonista e autore coincidono.

Il narratore Mario Rigoni Stern racconta quindi i fatti in prima persona, commentando e riportando le sue riflessioni.

I fatti sono presentati senza enfasi e senza retorica.

Il punto di vista è interno, come la focalizzazione, racconta infatti le vicende viste e riportate dai suoi stessi occhi.

Il lessico adoperato è estremamente incisivo e semplice, con l’utilizzo di termini colloquiali e tecnici militari.

Sono presenti molti dialoghi, descrizioni e riflessioni.

Nel Sergente nella neve la parola nemico non c’è: Stern parla di “russi”, ma “nemico” mai.

I nemici, dirà in seguito durante un’intervista, bisogna conoscerlo, bisogna sapere cosa ti ha fatto. Il nemico è uno che ti ha offeso, che ti ha fatto del male. I russi invece non gli avevano fatto niente, non lo avevano mai offeso.

Anzi, Stern racconta che durante la ritirata dalla Russia, bussò alla porta di un’isba, entrò a chiedere cibo e una giovane donna russa prese un mestolo di minestra dalla stessa pignatta dove mangiavano i russi e glielo diede. Lui ringraziò, salutò e uscì. Lui si era comportato come un ospite e loro lo avevano trattato come tale.

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