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Le Quattro Giornate di Napoli

Durante le Quattro Giornate di Napoli (27-30 settembre 1943), nel corso della seconda guerra mondiale, il popolo di Napoli insorse contro gli occupanti tedeschi, liberando la città.

Quando il 1° ottobre 1943 gli Alleati entrarono a Napoli trovano una città già completamente libera dall’occupazione nazista, grazie al coraggio e al sacrificio dei suoi abitanti.

Antefatto

L’8 settembre 1943 Pietro Badoglio lesse il famoso comunicato alla radio e nella notte fuggì con il re a Brindisi senza lasciare ordini all’esercito.

Il 9 settembre gli Alleati sbarcarono a Salerno. Gli ufficiali italiani chiesero al comandante, il generale Ettore Del Tetto (cui era affidata la responsabilità militare della provincia di Napoli), di attuare misure adatte allo stato di guerra contro i Tedeschi. La sua risposta fu: “Non irritare i Tedeschi e tratta bene gli Inglesi”. Intanto al comando nazista di Napoli giunse l’ordine da Berlino: “Ridurre la città a fango e cenere” prima della ritirata.

Iniziarono per la città di Napoli due settimane di agonia.

Mentre, gli Alleati, bloccati tra Salerno e Napoli, non arrivavano, i Tedeschi tentavano di impadronirsi dei posti strategici della città. I militari italiani, prendendosi personalmente la responsabilità di “irritare” l’ex alleato, tentavano invece di impedirlo ingaggiando combattimenti ovunque; ma ogni volta Ettore Del Tetto imponeva la resa e la liberazione dei prigionieri, fino all’ordine finale delle SS: “Bruciare le armi e consegnare tutti i militari in caserma”.

Gli antifascisti cominciarono allora ad assaltare le armerie, come quella di Palazzo Salerno in Piazza Plebiscito. I tedeschi che la difendevano vennero fatti prigionieri e portati in Prefettura, ma il prefetto li liberò.

Intanto, quattordici carabinieri, che difendevano la sede dei telefoni, per impedire al comando germanico le comunicazioni con Berlino, vennero sopraffatti e fucilati.

Le SS aprirono le porte di un deposito di viveri a una folla di donne e di vecchi e, appena sono entrati, li mitragliarono.

I tedeschi dichiararono quindi Napoli “sotto assedio”: coprifuoco; ordine di consegna di tutte le armi; fucilazione immediata di fronte ad atti ostili e la rappresaglia: cento italiani ammazzati per ogni morto tedesco. I nazisti fecero saltare cisterne, tratti di acquedotto, la caserma dei carabinieri, le centrali elettriche.
Arrivò poi l’ordine di “presentarsi”: tutti i maschi validi saranno deportati in Germania. Pochissimi “si presentarono”.

Le quattro giornate di Napoli

Il 27 settembre 1943 si diede inizio al rastrellamento. Le ronde tedesche sbarrarono i crocicchi delle strade; fermarono i tram; invasero le vetture delle funicolari; avanzarono portone per portone; irruppero nelle case razziando uomini di ogni età, giovani, adolescenti, vecchi sotto gli occhi delle madri, delle mogli, dei bambini. Morirono le donne che tentarono di impedirne la cattura.

47 napoletani furono radunati nel Campo Sportivo in attesa del primo camion in partenza per la Germania, ma intanto la città si stava trasformando per i Tedeschi in una trappola senza via d’uscita. A sera i quartieri pullulavano infatti di civili ed ex militari armati e appostati dietro le finestre, i portoni, gli angoli delle strade.

La mattina del 28 settembre Napoli insorse: nel rione di Vasto, al Vomero vecchio, in Piazza Vanvitelli e in via Roma, a Capodimonte, all’angolo del Museo.

Questi primi scontri avevano lo scopo di conquistare le armi. Alle 12 la caserma di Vincenzo Cuoco, difesa da Tedeschi e fascisti, fu infatti svuotata di tutte le armi che conteneva. Il comandante Scholl si rese conto che le armi tradizionali non bastavano e fece venire da Capodichino diverse autoblindo e otto carri armati Tigre.

Il 29 settembre cominciarono a organizzarsi staffette per collegare l’uno all’altro i diversi punti di resistenza e per segnalare i luoghi dove i Tedeschi stavano compiendo stragi o facendo saltare strutture vitali per la città come le condutture del gas. Ci si organizzò in gruppi armati; altrove erano i gruppi di ragazzini che si buttavano da soli contro le autoblindo morendo nel vano tentativo di incendiarle.

Il 30 settembre i 47 prigionieri del Campo Sportivo vennero liberati grazie a una signora della “Napoli bene” che sapeva il tedesco e si è offrì coraggiosamente di trattare da sola con il comandante. Ormai la città era completamente in mano agli insorti. I Tedeschi cominciarono a fuggire già in piena notte, uccidendo e distruggendo tutto ciò che incontravano sul cammino.

Il 1° ottobre, dopo le Quattro Giornate, gli Anglo-Americani entrarono a Napoli. Il comandante Ettore Del Tetto si presentò al Comando americano con altri alti ufficiali tentando di accreditarsi come “liberatore della città”; furono condannati alla reclusione dall’Alta Corte di Giustizia.

Per le Quattro Giornate la città di Napoli ha ricevuto la medaglia d’oro al valore militare.

 

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