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la Laura amata dal Petrarca è realmente esistita?

Chi è la Laura amata dal Petrarca: è mai esistita? cosa rappresenta Laura per Petrarca?

Il 19 maggio 1348, Francesco Petrarca, mentre si trovava a Parma, venne raggiunto dalla notizia (pervenutagli in una lettera dell’amico Ludovico da Kempen) della morte di Laura.

Laura era morta ad Avignone, il 6 aprile 1348, intorno all’ora prima (all’incirca alle sei del mattino di oggi), esattamente ventuno anni dopo il primo incontro con il poeta (6 aprile 1327 nella Chiesa di Santa Chiara ad Avignone). Subito il poeta annotò sulla prima pagina della sua edizione delle opere di Virgilio, le seguenti parole:

Laura, illustre per le sue virtù e lungamente celebrata nelle mie poesie, apparve per la prima volta ai miei occhi al principio della mia adolescenza, l’anno del Signore 1327, il sei di aprile nella Chiesa di Santa Chiara in Avignone, di prima mattina; e nella stessa città, nello stesso mese d’aprile, nella stessa ora prima del giorno sei dell’anno 1348, la luce della sua vita è stata sottratta alla luce del giorno.

Chi è la Laura di Petrarca?

Chi fosse la Laura amata dal Petrarca lo possiamo sapere soltanto dal poeta stesso. Ma veniamo a sapere veramente poco sulla sua vera esistenza. Nel Canzoniere esiste un unico passo in cui il poeta dice apertamente il suo nome (n. 332, v. 50). Le altre volte questo è nascosto in giochi di parole. Anche in tutto il suo epistolario il nome compare soltanto una volta, e anzi nella forma latinizzata Laurea (Familiares, II, 9).

La terza parte del Secretum¹ si occupa invece dettagliatamente di lei, ma comunque solo per quanto riguarda l’amore del poeta e il sentimento di colpa di questo amore che il Petrarca non cessò mai di cantare.
È tutto: nome, luogo e data dell’incontro, luogo e data della morte, durata del sentimento amoroso per Laura (sono ventuno anni trascorsi dall’incontro ad Avignone sino alla morte della donna, e dalla morte in poi altri dieci).

Già dopo il 1330 l’amico e protettore del Petrarca, il cardinale Giacomo Colonna, ha dei dubbi sulla reale esistenza de la Laura amata dal Petrarca. Egli ritiene le poesie d’amore inventate e i sospiri del poeta simulati (ficta carmina; simulata suspiria); dalla lettera di risposta del poeta si apprende che il suo pallore e le sue sofferenze testimoniano a sufficienza il suo amore, poiché – scrive il Petrarca – come si potrebbero fingere simili cose? (Familiares, II, 9).
Le si può fingere, invece!
Il pallore, tuttavia, dimostra la buona conoscenzaa di Orazio e di Ovidio: tinctus viola pallor amantium, questo verso di Orazio (Carmina, III, 10) era altrettanto familiare all’umanista quanto l’altro di Ovidio palleat omnis amans (Ars amatoria, I, 729). Il Petrarca ripete il primo quasi letteralmente nel Canzoniere (n. 224).

Nessuna fonte contemporanea o posteriore dice di Laura con maggiore fondatezza qualcosa di diverso da quello che il Petrarca stesso disse. Solo nel XVI secolo si tentò un’identificazione.

Nel 1525, infatti, Alessandro Vellutello pubblicò a Venezia un’edizione con commento del Canzoniere e ad essa premise notizie sulla vita di Laura, figlia, a suo giudizio, di Jean de Sade. Dalle poesie del Canzoniere Vellutello costruì un romanzo d’amore reale, in base al quale egli modificò nella sua edizione la distribuzione dei testi, distruggendo così l’architettura del Canzoniere.

Altri fecero de la Laura amata dal Petrarca la figlia di Audibert de Noves e la giovane sposa di Ugo de Sade, al quale diede in ventitré anni undici figli.

Un discendente della famiglia de Sade, l’abate Jacques François de Sade, pubblicò nel 1764 le sue Mémoires pour la vie de François Pétrarque in tre volumi, cui furono allegati come prove documenti tratti dall’archivio di famiglia dei de Sade.

Nulla di tutto ciò però resse ad un’indagine critica. Il romanzo d’amore del Vellutello incontrò già nel XVI secolo molti dubbi. I documenti trasmessi dai de Sade sono andati dispersi, così che non è più possibile tentarne un esame critico. Tuttavia anche la loro esistenza non sarebbe bastata a dimostrare che Laura de Sade fosse la Laura amata dal Petrarca.

Non c’è tuttavia alcun motivo valido che spinga a negare l’esistenza reale di Laura. Abbiamo però ogni ragione per separare le situazioni cantate nel Canzoniere da avvenimenti reali, e oltre a ciò di dubitare che la donna del poeta si chiamasse Laura nonostante sia stata accertata la frequenza di tale nome nella Provenza del tempo.

La Laura trasformata poeticamente è avvolta da un intrico di numeri. Così acquista subito evidenza il fatto che il giorno e il mese dell’incontro con lei sono gli stessi della sua morte: 6 aprile. Nella  terza poesia del Canzoniere viene detto con una perifrasi che l’incontro ebbe luogo il 6 aprile del Venerdì Santo dell’anno 1327. In quell’anno, invece, il  Venerdì Santo cadde il 10 aprile. Non si può che giustificare questo cambiamento di data con l’esigenza di far uso del simbolismo numerico; il sei è un numero sacro: sei sono i giorni della Creazione, nel sesto è stato creato l’uomo; la teologia patristica, che il Petrarca conosceva bene, aggiunge che nel sesto giorno Adamo ha peccato, e che in un sesto giorno è stato generato Cristo, redentore dei peccati.
Le date sono quindi sentite come valori spirituali, come segni del destino.

Come già detto, il nome Laura appare chiaramente in un solo verso del Canzoniere. In tutti gli altri casi, il poeta usa, premettendovi l’articolo, il termine analogo l’aura (Erano i capei d’oro a l’aura sparsi: parafrasi e commento clicca qui) o parole affini come lauro, l’auro, l’oro, aureo.

La più importante relazione in questo sistema è quella di Laura e lauro: quest’ultimo è l’attributo della gloria poetica e del dio dei poeti, Apollo.
La pianta sempreverde, che secondo Plinio è l’unica fra tutte le piante a non essere colpita dal fulmine, simbolizza l’immortalità del poeta. Così il Petrarca con il nome della sua donna trasformato in lauro può riferirsi alla propria opera di poeta che ambisce all’immortalità, stabilendo con ciò una causalità tipica fra la donna e la poesia.

Probabilmente la vera Laura amata dal Petrarca non si chiamava affatto così: troppo evidente è infatti, perchè si possa pensare a un caso, l’idoneità del nome con l’uso simbolico. Sembra che il Petrarca abbia scelto questo nome per esprimere con esso una funzione della donna per lui così importante, quella di ispiratrice del poeta.
Quanto egli volesse la similitudine di Laura e alloro lo si viene a sapere dal terzo dialogo del Secretum. Facendo un’autocritica, e ciò attraverso le parole di biasimo del suo interlocutore Agostino, egli confessa di soggiacere al fascino non solo della bellezza di Laura, ma anche del suo nome a tal punto da essere soggetto anche a tutto ciò che suona come il suo nome, soprattutto alla fama.

[da Hugo Friedrich, Epoche della lirica italiana, volume I, Dalle Origini al Quattrocento, Milano, Mursia, 1964]

nota 1 Secretum – trattato in forma di dialogo tra sant’Agostino e Francesco Petrarca, alla presenza di una donna, la Verità. Si tratta di una specie di esame di coscienza in cui il poeta confessa le sue debolezze di uomo; per un approfondimento leggi Il Secretum di Petrarca – struttura e contenuto.

 

 

 

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