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Agostino: credi per comprendere e comprendi per credere

Aurelio Agostino d’Ippona, conosciuto semplicemente come sant’Agostino: vita, opere e pensiero, riassunto

Agostino nasce il 13 novembre del 354 a Tagaste, nell’Africa romana.
Mentre il padre, Patrizio, è pagano, la madre Monica professa il cristianismo ed esercita su di lui grande influenza.

Agostino trascorre l’infanzia e l’adolescenza tra Tagaste e Cartagine. È insofferente ai freni, conduce una vita sregolata, di cui si accuserà violentemente nelle Confessioni (il suo libro più conosciuto, una sorta di autobiografia in cui narra la propria tormentata conversione). Contemporaneamente coltiva gli studi classici, si appassiona in particolar modo al latino.

Attorno ai 19 anni è indotto allo studio della filosofia dalla lettura dell’Ortensio, andato perduto, di Cicerone.

Nel 374 aderisce alla setta dei manichei (il termine deriva da manicheismo, religione persiana fondata da Mani nel III secolo d.C. che si fondava su un dualismo in cui erano contrapposti il Bene e il Male). Insegna retorica a Cartagine fino ai 29 anni. A 26 o 27 anni compone il suo primo libro, Sul bello e sul conveniente, andato perduto. Studia Aristotele e matura progressivamente il suo pensiero, formulando dubbi irrisolvibili circa il manicheismo.

A 29 anni, nel 383, Agostino si reca a Roma, intenzionato ad insegnare retorica con la speranza di acquisire maggior successo e denaro. Ma così non è e si reca a Milano l’anno seguente sempre per insegnare retorica.

Il vescovo Ambrogio lo persuade con il suo esempio e la sua parola della verità del cristianesimo e Agostino diventa catecumeno. Nel frattempo viene raggiunto dalla madre, la cui importanza nella sua crisi spirituale è decisiva. Legge gli scritti di Plotino e di altri neoplatonici. Agostino non trova in essi l’umiltà del cristianesimo, ma l’affermazione dell’incorporeità e dell’incorruttibilità di Dio; si libera dal materialismo, convinto che l’universo è pieno di Dio al modo di una gigantesca spugna che occupi il mare.

Nel 386 lascia l’insegnamento e si ritira nella villa di Verecondo, a Cassiciaco, presso Milano. Scrive altre opere: Contro gli Accademici, Sull’ordine, Sulla beatitudine, Soliloqui.

Il 25 aprile del 387 Agostino viene battezzato dal vescovo Ambrogio e si persuade che il suo compito è la diffusione del cristianesimo nella sua patria. Torna, perciò, in Africa.

In attesa dell’imbarco a Ostia, trascorre vari giorni con la madre Monica, che muore prima della partenza.

La vita di Agostino diventa una ricerca della verità e una lotta contro l’errore. Nel 391 è ordinato sacerdote a Tagaste e nel 395 è consacrato vescovo di Ippona.

Dopo il sacco di Roma, compone La città di Dio.

Il 28 agosto 430 Agostino muore nell’Africa romana ormai invasa dai vandali.

Agostino dichiara di volere conoscere solamente Dio e l’anima.
Dio e l’anima non necessitano di due indagini differenti, perché cercare Dio significa cercare l’anima.

Ragione e fede per Agostino sono strettamente unite: crede ut intelligas (credi per comprendere) e intellige ut credas (comprendi per credere). Ovvero: per filosofare correttamente e trovare la verità, è necessario avere fede così come per aver fede è indispensabile comprendere e filosofare, esercitando l’intelletto.

Le opere principali di Agostino sono le Confessioni (scritte tra il 397 e il 401) e La città di Dio (scritta tra il 413 e il 426). Da ricordare, inoltre, La Trinità, Contro Felice Manicheo, La vera religione, Il libero arbitrio, La natura del bene, La dialettica e La dottrina cristiana.

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